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Marco Pantani avrebbe compiuto 50 anni oggi: il Pirata che ha fermato la ruota del tempo

Gabriele Galluccio
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Sullo striscione del Gran Premio della montagna di oggi ci sarebbe stato scritto 50, come gli anni che avrebbe compiuto Marco Pantani. Il Pirata gli sarebbe passato sotto probabilmente da solo, per buttarsi a capofitto in qualche discesa ardita e via ancora in un'altra risalita. Quello striscione Marco non lo vedrà mai, scomparso nel giorno di San Valentino del 2004 quando di anni ne aveva 34. Quel giorno, il Pirata è sceso ed ha appoggiato la bici ma in quel momento è stato capace di fermare anche la ruota del tempo, mentre ha iniziato a girare quella del mito, che durerà in eterno. Eterno come le sue imprese, capaci di far vibrare l'Italia e cambiare il ciclismo che ancora oggi in lui cerca il metro di paragone. Che sia il “suo” Carpegna, la salita dove si allenava e capiva se la “gamba” era a posto, che sia Oropa dove rimontò tutti, che sia l'Alpe d'Huez dove stregò i francesi, i ciclisti di oggi devono ancora fare i conti con lui. Per approfondire leggi anche: Parla lo spacciatore di Pantani  “In salita scatto per accorciare la sofferenza”, confessò a Gianni Mura. Al ciclismo ha dato la vita, dal mondo del ciclismo ha avuto la delusione più grande. Quel controllo antidoping del 5 giugno 1999 a Madonna di Campiglio è stato l'inizio della fine, legato con un filo rosso ai misteri della sua ultima notte all'Hotel Le Rose di Rimini. L'ematocrito del Pirata risultò al 52%, superiore ai 50 previsti per regolamento, e portò all'esclusione alla penultima tappa di un Giro ormai vinto. Il polverone che ne è seguito è ancora altissimo, le ombre continuano ad allungarsi e dietro di loro ci si schianta su muri di gomma. Poche ore dopo quel test, ripetendo due volte l'esame all'ospedale di Imola, l'ematocrito risultò 47,8 e 48,1. E qualche anno dopo hanno iniziato a girare voci sempre più insistenti: la camorra fece fuori Pantani corrompendo o minacciando i medici perché alterassero l'esame, altrimenti avrebbe dovuto pagare 260 miliardi di lire in scommesse clandestine. Cosa non provata ma sostenuta da malavitosi (in contatto con i Casalesi, i Moccia e i clan di Secondigliano) intercettati dalle Forze dell'ordine, cosa rivelata anche dal criminale milanese Renato Vallanzasca. Un'informativa dei Nas e le carte dell'inchiesta di Forlì 2015, e quelle del processo di Trento del 2003, dipingono una realtà inquietante, fatta di contraddizioni sull'operato dei medici, sugli orari del prelievo falsificati (addirittura nei documenti ufficiali UCI) e sulla stessa presenza dei sanitari nella stanza dell'hotel. Altri medici hanno mostrato come sarebbe stato possibile alterare la provetta del sangue di Marco tramite la deplasmazione e, in mezz'ora, far risultare l'ematocrito fuorilegge. Del resto, lo ha messo nero su bianco la Procura di Forlì nel 2016, trovatasi costretta a chiedere l'archiviazione delle indagini per l'impossibilità di andare avanti (anche a causa della prescrizione dei possibili reati) eppure convinta: “Appare credibile che reiterate condotte minacciose ed intimidatorie siano state effettivamente poste in essere nel corso degli anni e nei confronti di svariati soggetti che, a vario titolo, sono stati coinvolti nella vicenda del prelievo ematico del 5 giugno 1999”. Da Campiglio a Rimini, il salto è stato mortale. L'ultima notte di Marco è un giallo insoluto, trabocca di domande evidenti che anche noi abbiamo più volte formulato e alle quali l'Autorità giudiziaria non ha saputo o voluto dare risposta: la telefonata d'aiuto, la stanza a soqquadro senza nulla di rotto, la pallina di cocaina e pane misteriosamente comparsa dopo l'uscita dei soccorritori, il corpo spostato. Ne abbiamo parlato a lungo, probabilmente ne riparleremo. I pusher che rifornivano di droga Marco negli ultimi mesi stanno rivelando nuovi particolari, uno di loro, Fabio Miradossa (già condannato per spaccio in questa vicenda), ha appena sostenuto davanti alla Commissione Antimafia che “Marco l'ho conosciuto poco prima che morisse, di certo non mi è sembrato una persona che si voleva uccidere. Marco è stato ucciso. Era perennemente alla ricerca della verità sui fatti di Madonna di Campiglio”. Ecco, la Commissione Antimafia: l'augurio è che non si muovano con i tempi pachidermici della politica. In qualche modo, Pantani è ancora vivo, è nel cuore della gente, oggi da qualche parte si brinderà al Pirata. Nessuno vuole farlo santo, ma tutti esigono la verità. Auguri, Marco. di Tommaso Lorenzini

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