Andrea Iannone, spunta il doping estetico per mettersi in mostra sui social: fissata la data della sentenza
Quello di ieri non era il giorno del giudizio, ma l'udienza di fronte alla Corte Disciplinare Internazionale di Mies (Svizzera) era una tappa obbligata e decisiva per capire il futuro da pilota (dell'Aprilia, ma non solo) di Andrea Iannone, 30 anni, uno dei grandi talenti del motociclismo italiano. Trovato positivo al Drostanolone, uno steroide anabolizzante, in seguito al test effettuato dopo il Gp di Malesia del 3 novembre 2019, era stato sospeso il 17 dicembre. Dopo la positività confermata dalle controanalisi, l'avvocato Antonio De Rensis (legale fra gli altri della famiglia Pantani) aveva precisato: «Non si può approcciare questa vicenda senza partire dai quantitativi. Le controanalisi ci hanno dato valori impercettibili, metaboliti 1,1 nanogrammi/millilitri. In più c'è il dato dell'urina: 1,024. È molto densa, per colpa della forte disidratazione visto che il prelievo risale a subito dopo la corsa, che nel caldo della Malesia è molto dispendiosa: se Andrea fosse stato idratato a sufficienza oggi saremmo a parlare di tutt'altro». De Rensis aveva già fatto notare anche che i piloti arrivavano in Malesia dopo aver corso in Thailandia, Giappone a Australia e Iannone era dunque presente in Asia già da oltre un mese. Ecco perché è in quel periodo che avrebbe assunto in maniera del tutto inconsapevole quella sostanza: «Tutto il paddock sa che Iannone consuma dai 200 ai 300 grammi di carne al giorno, per questo l' ipotesi è la contaminazione della carne, probabilmente di provenienza cinese». L'udienza di ieri è durata 4 ore, Iannone era presente in aula di fronte ai tre giudici e al delegato della Fim, la Ferdermoto internazionale (l'accusa). Sul tavolo la difesa ha messo un'ampia documentazione, test clinici (come il valore del testosterone) e, soprattutto, con una mossa di alta competenza, l'esame del capello presentato il 31 gennaio all'interno della perizia del professor Alberto Salomone, effettuato al Centro regionale antidoping di Torino: la perizia ha stabilito che fra gennaio 2020 (perché il test è stato fatto il 9 gennaio scorso) e settembre 2019 il risultato è del tutto negativo e questo, vista la peculiarità del test (molto usato in criminologia) che consente di allargare la finestra temporale a ben prima del prelievo di novembre, mostra la totale assenza di steroidi nell'organismo di Andrea già da settembre. Corroborando la tesi della carne contaminata. Secondo la Fim, tuttavia, Iannone non avrebbe fatto uso di anabolizzanti «per aumentare le prestazioni sportive» ma «per fini esclusivamente estetici», per apparire più muscoloso nelle foto a torso nudo e in mutande che pubblica sui social. Post mostrati in aula a sostegno della tesi, che però ora diventa più debole, aprendo scenari ottimistici per Andrea. La Corte ha concesso alla Fim 5 giorni per esaminare gli esami sul capello (ne aveva chiesti 12, ma ne è già in possesso dal 31 gennaio...) e altrettanti alla difesa per le eventuali repliche. La sentenza slitta così almeno al 15 febbraio. Il risultato è che resta la sospensione di Iannone, che non è partito per i test della MotoGp in Malesia, ma la sua presenza l'8 marzo, al primo Gp in Qatar, adesso è molto più probabile. di Tommaso Lorenzini