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Juventus, Maurizio Sarri rischia: attacca i suoi poco prima del big match con l'Inter

Davide Locano
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Poche settimane fa avevamo avvisato Maurizio Sarri che i prossimi tre mesi sarebbero stati un inferno, stretto fra l' obbligo di "vincere convincendo", la morsa dei vedovi di Allegri e il "sogno Guardiola". Addirittura a Torino si vocifera di un «partito segreto» (citazione da la Repubblica) per agevolarne la cacciata. Il processo aperto nei confronti del mister era tuttavia basato su motivazioni preventive che solo il redde rationem del campo avrebbe potuto tenere in piedi. Ora che è andato in scena il primo atto della vera stagione della Juve, la fase eliminatoria della Champions (competizione per la conquista della quale, attraverso un gioco europeo, il club aveva scelto Sarri al posto di Allegri: o almeno questa è la vulgata fatta circolare), il dibattimento può essere aperto. Certo, come era illogico fare catastrofismo un mese fa, lo è anche oggi nonostante l' allarmante sconfitta contro il Lione, settima forza dell' "entusiasmante" campionato francese. ZERO OCCASIONI Eppure a sostegno delle ampie frange di delusi, stavolta ci sono i numeri. Peggio, non ce ne sono: zero, come, come i tiri nello specchio effettuati dai bianconeri. Le statistiche Opta riportano che in Champions, dal 2004/05, è solo la terza volta che capita (le altre contro l' Atletico nel 2014 e contro l' Arsenal nel 2006). Una quarantena delle abitudini che infastidisce. Per capirsi, nell' ultima serie A targata Allegri, la Juve ha avuto 433 occasioni da rete (11,3 a partita, trasformate il 16,2%), in questa serie A targata Sarri 287, vale a dire 11,4 a partita (trasformate il 16,7%). Dunque cosa c' è diverso? Un dato: nelle ultime 7 trasferte la Juve ha subito almeno un gol: non capitava dal 2010. Il tutto è figlio di problemi latenti che avevano fatto capolino ma alle quali la qualità della rosa aveva sopperito. In quest' ottica, è stato dato sufficiente credito a Sarri che chiedeva «tempo per dar modo alla squadra di fare il calcio che gli ho proposto». Il tempo però adesso stringe e, qui sta il vero guaio: è diventato lo stesso Sarri il primo nemico di se stesso. Aggressività, "testa" per 90 minuti e oltre, la capacità di accelerare e saper chiudere le partite, quella sensazione di avere in pugno le gare: erano le caratteristiche della prima Juve di Conte e di quella evoluta di Allegri, con cui mai si è finiti in crisi di identità. Con Sarri tutto ciò non sta avvenendo: le potenzialità per riprendersi ci sono, le occasioni però saranno sempre meno e il mister inizia ad avere responsabilità. Due gli autogol principali. «La squadra non fa ciò che chiedo», sentenzia, «dovremmo muovere la palla più velocemente e invece facciamo il contrario». Un atto di accusa: a se stesso, incapace di insegnare? O ai calciatori (invece di proteggerli) che non recepiscono? È grave, dopo otto mesi, e il clima ne risente. Maurizio aveva «buone sensazioni dagli allenamenti prima di Lione», esattamente come dichiarato prima della Supercoppa con la Lazio, persa 3-1. Forse il mister non capisce ciò che vede? Mercoledì, poi, è caduto in tentazione: «Due rigori come questi su Ronaldo e Dybala in Italia ce li avrebbero dati». Uno scivolone che mediaticamente non gli verrà perdonato e che, al di là di ogni pelosa retorica, non è da Juve. MATRIMONIO AFFRETTATO? Dunque il matrimonio voluto da Nedved e dal ds Paratici, potrebbe essere stato affrettato: perché Sarri non è l' uomo giusto per la Signora, oppure perché questa squadra non è giusta per Sarri. È bene sottolineare che il banco degli imputati è affollato. Bonucci che striglia Matuidi perché, nonostante fosse in panchina (magari giustamente incazzato, viste le prestazioni di chi avrebbe giocato al posto suo), non stava facendo un pre-partita adeguato, indica un nervosismo latente. E Ronaldo, prima di Lione sempre in gol da 13 partite di fila fra campionato e coppe, potrebbe aver "drogato" i risultati e portato qualche compagno ad auto-sopravvalutarsi. A sistemare le cose dovrebbe pensarci Sarri, ma se lui stesso confessa di non capire cosa sta succendendo e anzi cerca alibi... L' Inter arriva a fagiolo: sarà croce o delizia? di Tommaso Lorenzini

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