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Mondiali, la ricerca americana: Italia subito a casa

In una competizione "da fusi", gli azzurri subito a casa. Peggio solo l'Inghilterra

Andrea Tempestini
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«D» come death,  morte in inglese; «T» come terror, che spiega benissimo come l'hanno presa gli uruguaiani; «H» come hazaña, impresa, quella che chiedono i giornali del Costa Rica alla loro Nazionale, perché altrimenti ci sarebbe da «disperarsi» e non è nelle corde dei caraibici. Se poi ci mettiamo che l'Italia si ritrova infinocchiata dai maneggi del tandem Blatter-Platini (ma la Figc conta qualcosa?) e Prandelli teme più il clima degli avversari, c'è da star freschi. Tutti a piangere, tutti già fusi a sette mesi dal fischio di inizio, come il presidente della Federcalcio britannica, Greg Dyke, colto durante il sorteggio mentre con un dito mimava il gesto del taglio della gola. «Pensa che sia già finita», l'acre commento del Daily Mirror che, a proposito dell'esordio a Manaus contro l'Italia il 14 giugno, si sbizzarrisce in ben altro paragone con lo storico incontro di pugilato tra Foreman-Ali: sarà un altro «Rumble in the jungle», una rissa nella giungla.  E pensare che i più paranoici dovrebbero essere i brasiliani, ancora indietro con i lavori per stadi e infrastrutture, e per i quali l'onda lunga della catastrofe del 1950 e del centinaio di vittime provocate dall'inaspettato colpo di coda dell'Uruguay al Maracana invece di scemare nell'oblio acquista anno dopo anno una dimensione ancora più tragica e colossale. Un fallimento anche nel 2014, quando le condizioni geo-politiche (leggi aiutini) sembrano convergere, sarebbe destabilizzante.  Giusto per scaldare di più gli  inglesi (anche loro cristallizzati al colpo di mano - quello sì - del 1966), che si sono anche affidati al Signore, ieri la Fifa ha comunicato lo spostamento del match contro gli azzurri (e altre sei partite): non più alle 21 locali ma alle 18 (mezzanotte italiana). Ignorate le forti rimostranze di un Roy Hodgson già intravisto a sudare e scacciare le zanzare e del gm Adrian Bevington: hanno vinto le tvi, preoccupate per l'insignificante audience che avrebbe avuto il match a notte fonda. In fondo, fanno trapelare dalla Fifa, non ci sono problemi: che differenza fa giocare in piena Amazzonia con 30 o 32 gradi, e con almeno l'81% di umidità? Ma ce n'è per tutti, specialmente per noi. Secondo OptaPro, azienda fra le più autorevoli per statistiche e dati sportivi, l'Italia avrebbe l'1.7%  di chance di vincere la Coppa del Mondo. Incoraggiante, così come le proiezioni di Nate Silver. Chi è costui? In effetti con il calcio non ha nulla a che fare, considerando pure che viene dal Michigan, Stato dove perfino la pesca sportiva è largamente preferita al soccer. Silver è uno «statistico», come ama farsi definire, che ha cominciato studiando i numeri del baseball con un metodo che poi ha applicato per prevedere i risultati delle elezioni tanto da indovinare sia la vittoria di Obama nel 2008 (49 stati su 50, con l'eccezione dell'Indiana) sia la rielezione del 2012, con l'en plein.  Ebbene, questo 35enne secondo cui «la politica è straordinariamente piena di cazzate», decide di spostare sul calcio il proprio pensiero e contribuire, pubblicando le previsioni dei gruppi del Mondiale basate sul suo Power Index (qui a lato lo studio integrale). Si tratta di un insieme di dati e parametri incrociati tramite algoritmi che dunque dovrebbero evitarci di stare svegli a notte fonda, perché tanto come andranno le partite è stato già previsto. Italia eliminata (media gol stimata di 2,2 gol a partita e 0,8 subiti: super Brasile con 3,4 e 0,5) floppone del Portogallo; Brasile, Germania e Argentina in carrozza. Qualcosa di simile lo pensavano anche nel 1982, ma probabilmente Silver non sa cosa è successo quell'anno in Spagna. di Tommaso Lorenzini

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