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Coronavirus, in Francia stop al campionato: i club pronti a far causa alla Federcalcio contro il "modello Spadafora"

Francesco Perugini
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«Se non si vuole incertezza, si intraprenda la stessa strada di Olanda e Francia». Così parlò il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora. A pochi giorni dallo stop ufficiale alla Ligue 1, il campionato francese apre i playoff dei tribunali.
Uno scenario più volte pronosticato anche dalla Federcalcio per dire no a uno stop precoce della serie A, ma evidentemente il governo non ha intuito la portata delle possibili conseguenze.

 

Il Psg, per esempio, ha festeggiato il titolo - con polemiche annesse -, ma ha annunciato subito una perdita netta di 200 milioni di euro. Poco male, ripianeranno gli sceicchi. Modifiche al fair play finanziario permettendo, ovviamente, ma c' è chi ha ben più da perdere. Il più arrabbiato è il Lione, avversario della Juventus in Champions League. A causa della differenza reti, il club è rimasto fuori dalle coppe per la prima volta dopo 23 anni e ha annunciato ricorso in tribunale con un comunicato ufficiale. Proprio come l' Utrecht, la società olandese a opporsi quasi immediatamente allo stop dell' Eredivisie.
«L' Olympique Lyonnais aveva proposto una soluzione alternativa sul principio di playoff e playout, una formula innovativa che potrebbe interessare le emittenti televisive, attualmente prive di contenuti, nonché le scommesse sportive e tutti gli altri attori economici nel settore calcistico», scrive il club dell' ex allenatore della Roma, Rudi Garcia. Gli ex dominatori di Francia puntano a ottenere decide di milioni di risarcimento qualora i suoi tesserati si liberassero dei loro contratti grazie alla clausola rescissoria in caso di mancata partecipazione alle coppe.
«Le decisioni del governo e la successiva risposta della lega minano l' equità insita in qualsiasi competizione sportiva», attacca il presidente Aulas. «Lo Stato è al fianco del mondo professionistico allo stesso modo del mondo dilettantistico», è la replica del ministro dello Sport, Roxana Maracineanu, che prova a entrare in scivolata sul sistema: «I club devono pensare di essere più lungimiranti. Bisogna anche chiedersi di queste masse di denaro che vengono date direttamente ai giocatori di calcio quindi dovremmo forse distribuire un po' meglio questi soldi».
Non meno scontente sono le retrocesse, il Tolosa e l' Amiens. Il più arrabbiato è il presidente di quest' ultimo club, Bernand Joannin, che sperava di recuperare i quattro punti di ritardo dal Nimes terzultimo nei dieci turni ancora da disputare: «Nel mondo dilettantistico e professionista, diversi presidenti sono delusi da questa decisione». Tra i critici anche il Sedan che, in quarta divisione, puntava alla promozione. Un po' come il Monza o la Reggina che, in caso di stop, avrebbero tutto il diritto a rivendicare di diritto il passaggio dalla C alla B.
E in Italia cosa potrebbe succedere? La Figc non ha intenzione di accettare una serie A a 22 squadre, ma eventuali retrocessioni a tavolino scatenerebbero cause tali da bloccare il via della prossima stagione.
Né tantomeno si può negare la promozione al Benevento, dominatore della cadetteria.
La posizione più delicata riguarda il Milan settimo: con il criterio francese della media punti/partite giocate, il Diavolo scivolerebbe al nono posto lasciando i preliminari di Europa League al Verona. Fatale, ancora una volta.

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