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Napoli, il caso: i giocatori finiscono nella monnezza per curarsi con il ghiaccio

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 Il Napoli è una contraddizione. Predica bene, ad esempio sborsando al Lille ben 70 milioni per Victor Osimhen, colpo più costoso della storia del club e forse del mercato ai tempi del Covid, e razzola male presentando le tre nuove maglie, con tutto il rispetto per Kappa, dal design rivedibile, infatti per nulla apprezzate. Il Napoli è anche la squadra che un mese fa giocava contro il Barcellona in Champions e ora, nel ritiro di Castel di Sangro, obbliga l'attaccante che ai blaugrana di oggi farebbe invidia e i suoi compagni ad una crioterapia improvvisata nei bidoni della spazzatura. Detto che la creatività è sempre un valore, il punto è che non dovrebbe servire in una struttura, così presentata dal Napoli, «di altissimo livello». La quale per altro garantisce al club ben 800mila euro, e farà altrettanto nelle prossime cinque estati, per ogni ritiro estivo fissato nel contratto firmato da De Laurentiis con la località abruzzese. 

Non a caso club militanti in categorie inferiori, come il Venezia attualmente in B, si sono permessi una risata: «Crioterapia? A San Vito di Cadore niente bidoni, solo acqua fresca di fiume!», ha twittato il club lagunare, abbinando testimonianza dei suoi giocatori nel torrente. L'effetto pratico è lo stesso, quello visivo di gran lunga migliore. Il Venezia non è l'unico ad aver sbeffeggiato il Napoli: sui social, gli stessi tifosi del club partenopeo si sono dati da fare. Gli appassionati avversari, non ne parliamo. Così lo stesso Napoli ha pensato di dover replicare a tono: «È imbarazzante vedere come i media riportino la notizia senza fare una verifica dei motivi di questa iniziativa e se sia un'idea di Gattuso o una prassi comune». Rispondiamo: a prescindere dai motivi, mostrare i giocatori immersi nei bidoni, sull'asfalto, disordinati, non fa "immagine". E i tweet passivo-aggressivi non fanno altro che peggiorare la situazione. 

 

Invece, ecco il secondo: «Facciamo noi il lavoro che non è stato fatto. Domanda: perché usate i bidoni? Perché sono molto ampi e alti e i giocatori sono immersi fin sopra la vita. Inoltre rispondono al protocollo Covid che impone che ogni giocatore sia in immersione da solo». Non è quello il punto: anche bidoni-meno-bidoni, più professionali e belli da vedere (magari con uno sponsor?), avrebbero rispettato il protocollo. 

Qualcuno chiede se erano sporchi. Ironicamente, è ovvio, ma non per il Napoli che abbocca: «Non solo sono puliti ma sono anche nuovi e sanificati 3 volte al giorno». Il gran finale, un climax, soddisfa il pubblico: «Domanda: siete gli unici? No», ed è vero, non è una novità, circolano foto di Aubameyang, Lacazette e Luiz all'Arsenal e giocatori del Wigan che però, quantomeno, aveva personalizzato i bidoni con degli adesivi. E poi, il punto è anche la location: quelli del Napoli sembrano per strada, o in un parcheggio, e trasmettono l'idea di improvvisazione. 

L'immagine conta perché alza il valore del brand, e su quest' ultimo un club può guadagnare milioni. Il campo, poi, è un'altra cosa e allora all'ultima domanda «Quindi non è un'idea di Gattuso?», la risposta negativa del Napoli poco conta: non c'era bisogno di sottolinearlo, anche perché così sembra un dirottamento della colpa. Peggio, ma non cambia l'equazione per cui il Napoli predica bene e razzola male, a meno che non arrivino le vittorie. Nell'attesa, comunque, si poteva evitare una sconfitta d'immagine.

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