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Diego Maradona, svolta nelle indagini: "Omicidio volontario", sette indagati

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La morte di Diego Armando Maradona continua a far discutere. La scomparsa poco chiara del campione argentino ha sollevato molte polemiche sull'operato dei medici che sono stati accusati di omicidio volontario. La svolta è tutta qui: è cambiato il capo di accusa e sono stati resi i nomi delle persone accusate di aver provocato volontariamente la morte del Pibe de Oro. Sono gli infermieri Ricardo Omar Almirón e Dahiana Gisela Madrid, il coordinatore Mariano Perroni, il medico che ha stabilito il ricovero domiciliare, Nancy Forlini, lo psicologo Carlos Ángel Díaz, la psichiatra Agustina Cosachov e il neurochirurgo Leopoldo Luque, medico di base di Maradona. Nei giorni scorsi, proprio Luque, si è scusato per alcuni suoi messaggi inviati nelle ore in cui Maradona  stava morendo. Secondo Luque, Maradona “non era nel pieno possesso delle sue facoltà mentali” quando è stato trasferito dall’ospedale nella casa del quartiere di San Andrés de Tigre dove è morto.

Per il reato di omicidio volontario i medici e gli infermieri coinvolti rischiano pene da 8 a 25 anni di carcere. L'équipe sanitaria che ha assistito l'ex fuoriclasse argentino negli ultimi giorni di vita avrebbe, secondo gli inquirenti, operato in modo inadeguato, carente e spericolato. Maradona è morto a causa di un “edema polmonare acuto conseguenza di un’insufficienza cardiaca cronica riacutizzata” si legge nell’autopsia. Inizialmente i giudici ipotizzavano il reato di omicidio colposo. Ma hanno poi optato per un differente capo d’accusa.

Una perizia di undici professionisti incaricati dalla magistratura di accertare non soltanto le cause della morte ma anche il livello di assistenza che era stato prestato, in particolare nell’ultimo mese, dopo l’operazione al cervello, ha stabilito che Maradona avrebbe potuto continuare a vivere. Secondo la commissione, l'ex calciatore “era stato abbandonato alla sua sorte” e il trattamento medico era stato “deficitario”. Sarebbe stato in agonia per ben 12 ore senza che vi fosse l’intervento di un medico, un infermiere, un assistente, un familiare in quella stanza dell’appartamento a Tigre.

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