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Euro 2020, "le ragioni del no allo stadio arcobaleno": la spiegazione dell'Uefa. Ma Viktor Orban diserta il match: è caos

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L'Uefa nega lo stadio arcobaleno al sindaco di Monaco di Baviera e il primo cittadino promette di colorare i palazzi di tutta la città. Appoggiato dal resto della Germania, e d'Europa. Tutto questo è successo in vista della partita Germania-Ungheria, dopo la decisione di Budapest di approvare una legge contro la 'propaganda gay' nelle scuole. Il no dell'Uefa all'iniziativa del sindaco Dieter Reiter, che voleva illuminare lo stadio con le luci arcobaleno durante la partita, crea polemiche. Soddisfatto solo il governo di Budapest, che la giudica una decisione "giusta". "E' importante sostenere la comunità Lgbtiq", replica la commissione europea, pur precisando di non essere competente sulla particolare questione che contrappone la città di Monaco e l'Uefa.

 

 

 

Il presidente dell'Uefa Aleksander Ceferin decide di intervenire per spiegare le sue ragioni: "Era la richiesta di un politico - dice -, chiaramente un segnale mirato a un atto politico di un governo di un altro Paese. Il calcio non può permettere di essere usato per scopi politici". E ancora: "Con tutto il cuore supporto e celebro" il portiere tedesco Manuel Neuer "che indossa la fascia arcobaleno. E con tutto il cuore sono a favore di uno stadio illuminato coi colori dell'arcobaleno in altre occasioni, come propone l'Uefa, quando non sia per scopi politici".

 

 

 

Nel frattempo il primo ministro ungherese Viktor Orban ha deciso di cancellare il viaggio che doveva portarlo a Monaco e ha deciso - nel pieno della polemica sulla legge anti-Lgbt approvata nel suo Paese e sul rifiuto Uefa di illuminare nei colori arcobaleno lo stadio in occasione dell’incontro di stasera mercoledì 23 giugno - di recarsi a Bruxelles. “Che lo stadio di Monaco o un altro in Europa siano o meno illuminati con i colori arcobaleno non è decisione dello Stato” ha dichiarato alla Dpa, chiedendo ai politici tedeschi di accettare il no Uefa. La Commissione Europea ha intanto minacciato azioni legali contro l’Ungheria e definito la contestata legge anti-Lgbt “una vergogna”.

 

 

 

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