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Milan e Inter, Fabrizio Biasin e un derby con vista scudetto: "Cos'abbiamo capito da domenica sera"

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Fabrizio Biasin
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Signore e signori, lucissime a San Siro. Al Meazza è andata in scena una partita accesa, ritmata, parecchio tesa, giustamente "cattiva" e, insomma, è stato un bel derby, il primo davvero così importante da tanti, tanti, troppi anni. Abbiamo messo a referto un rigore segnato (Calhanoglu), un autogol (De Vrij), un rigore parato (Tatarusanu su Lautaro), un salvataggio sulla linea, un palo alla fine (Saelemaekers), una marea di occasioni, la giusta cattiveria e tante altre cose che ci hanno fatto decisamente drizzare i capelli (per chi ce li ha). Sono mancati forse i due giocatori più accesi: Ibra da una parte, Dzeko dall'altra, ovvero i "grandi vecchi", ben rintuzzati dalle rispettive difese; se l'è cavata alla grande Calhanoglu, l'ex più atteso, paradossalmente più bravo dei suoi due compagni di reparto Brozovic e Barella.

 

 

 

Alla fine i "cugini" si sono divisi il bottino e questa cosa ci consegna alla sosta maledetta sosta... - con almeno un paio di certezze (si fa per dire). La prima: sarà un campionato combattutissimo e riguarderà con buona probabilità tre squadre (esatto, le prime tre). E fa niente se i campioni d’Italia sono distanti sette punti, ieri hanno dimostrato di avere a disposizione, probabilmente, la rosa più profonda, quella che a stagione inoltrata può fare realmente la differenza.

 

 

 

La seconda: Stefano Pioli e Simone Inzaghi sono due grandi allenatori e lo hanno dimostrato con i fatti, hanno scelto di sfidarsi a viso aperto, hanno provato a portare a casa i tre punti fino all’ultimo secondo e, insomma, hanno fatto tutto quello che va fatto per non avere alcun tipo di rimpianto. Ora ci si ferma e prima o poi qualcuno dovrà spiegarci perché nell’Anno Domini 2021 ci si debba ancora inchinare alla legge della continua e asfissiante “pausa per la Nazionale”, soprattutto dopo un derby così.

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