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Serie A, non solo Insigne: dollari facili e zero stress, chi è pronto a trasferirsi in America

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Claudio Savelli
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Per i calciatori europei alla ricerca del contratto della vita, l'America è la nuova Cina. Un eldorado che offre dollari e, diversamente dai cinesi, un campionato sempre più competitivo e visto oltre i confini statunitensi e una vita di stampo occidentale: un cocktail che attira i giocatori del vecchio continente, alle prese con offerte per i rinnovi di contratto sempre più basse, specialmente in Italia. Tra questi, il più vicino allo sbarco in America, che per giurisdizione calcistica comprende anche il Canada (l'idea della Mls è espandersi anche in Messico), è Lorenzo Insigne, capitano del Napoli e numero 10 dell'Italia campione d'Europa: i dirigenti del Toronto sono in arrivo per chiudere un matrimonio che s' ha da fare (a giugno, quando sarà scaduto il contratto), non solo perché sul tavolo c'è un quinquennale da 8 milioni netti a stagione (De Laurentiis si è fermato a 3,5 più 1,5 di bonus difficili) più benefit ma anche perché Toronto offre la leadership che Insigne, all'alba dei 31 anni e dopo una stagione da 19 reti e l'Europeo vinto, si aspettava dal Napoli.

 

 

CALCIO STRUTTURATO
Insigne si farà portavoce della globalizzazione del calcio americano, sempre più strutturato: nascerà infatti quest' anno la "MLS Next", cioè la nuova divisione inferiore dedicata alla crescita dei giovani, come se fosse un campionato Primavera ma più ricco e sponsorizzato. È una mossa che certifica l'espansione del soccer dopo anni di oscillazione. Tutto è cambiato nel 2018, dopo i Mondiali mancati dalla Nazionale USA: il commissioner Don Garber ha dichiarato chiuso il cimitero di elefanti a fine carriera come Kakà, Beckham, Pirlo, o in ultimo Higuain e dato via ad uno sviluppo dal basso, con investimenti sulle accademie in stile della Nba. L'obiettivo: creare buoni giocatori e inserirli in un contesto competitivo a livello giovanile, tracciando nel frattempo una rete di collegamenti con i grandi club europei, sull'onda della doppia proprietà di Etihad tra Manchester City e New York.

 

 

I talenti migliori vengono segnalati agli osservatori delle big del vecchio continente che possono sfruttare una sorta di prelazione, vedi il canadese Davies (dal Vancouver al Bayern Monaco), Pulisic (Chelsea), McKennie (dall'accademia del Dallas allo Schalke 04, prima della Juve), Gio Reyna (dall'accademia del New York al Borussia Dortmund) e tanti altri, e si rivelano subito competitivi. Con quei soldi, poi, i club americani investono nelle strutture e alimentano un sistema virtuoso. Operazioni come quella di Insigne rientrano nelle eccezioni cosiddette "Designated Player", cioè tre calciatori per i quali ogni club può ignorare il tetto salariale di 480mila dollari a componente e 3 milioni e 800mila per squadra, scorporando la differenza dai conti.

 

 

Ma grazie ad un giro d'affari in crescendo del 32% per ogni stagione (contro il 10% di media delle leghe europee), i club di Mls sono competitivi nel calciomercato internazionale, a patto di risparmiare sui cartellini: per questo corteggiano giocatori in scadenza come anche Belotti (28 anni, non rinnoverà con il Torino), per il quale Toronto offrirà 3 milioni a stagione, Criscito (34) e Destro (30), in scadenza con il Genoa. Le orme da seguire sono quelle di Giovinco, che scelse Toronto a 28 anni, più che di Pirlo perché la Mls non ha più bisogno di "nomi" ma di calciatori in grado di alzare il livello del campionato. L'orizzonte è infatti il Mondiale 2026 da disputare in casa e una Nazionale di 22,4 anni di età media sempre più competitiva grazie allo scambio reciproco di talenti tra America e Europa.

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