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Milan, Marko Lazetic vice Ibra. Gli effetti collaterali del metodo-Maldini: così si può vincere?

Federico Strumolo
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Il bello del calciomercato è che il tifoso può fantasticare sulla squadra del cuore che va a comprare quel campione che da sempre desidera vedere con i propri colori. Gli ultimi giorni di trattative, però, si sono trasformati più in un incubo per i milanisti, costretti a vedere gli amici interisti e juventini esultare per i propri colpi da novanta, Robin Gosens per i nerazzurri e Dusan Vlahovic per i bianconeri, mentre il proprio club lavora nell'ombra, sorprendendo con acquisti sconosciuti, giovani di belle speranze, ma tutti da verificare in un campionato duro come la serie A. D'altronde è questa la politica intrapresa dalla proprietà americana Elliott da quando al comando c'è Paolo Maldini (quindi l'estate del 2019), dopo la fallimentare gestione Leonardo, con colpi roboanti, come l'arrivo di Gonzalo Higuain dalla Juventus (estate 2018), giusto per fare un esempio, rivelatisi flop clamorosi. Adesso, appunto, la società preferisce puntare sulla linea verde, con investimenti mirati e a basso costo, come l'operazione con la Stella Rossa, annunciata ieri, per portare a Milano il 18enne attaccante serbo Marko Lazetic (che indosserà la maglia numero 22 di un certo Ricardo Kakà).

EFFETTI COLLATERALI - Quella dei rossoneri è una strategia rispettabile, e senza dubbio azzeccata per il contenimento dei costi, ma che ha ovvi effetti collaterali. Dopotutto, pochi senatori come il 40enne Zlatan Ibrahimovic, o il suo vice Olivier Giroud (che in confronto allo svedese è un ragazzino, con i suoi 35 anni), ed una schiera di promesse in rampa di lancio, rischiano di non bastare per vincere trofei, che risulta fondamentale per sbloccarsi e compiere il definitivo salto di qualità. Soprattutto se la squadra di Stefano Pioli è costretta ad inseguire un'Inter (prima in classifica a +4, e con una gara da recuperare) che ad una squadra colma di campioni (da Milan Skriniar a Marcelo Brozovic, da Lautaro Martinez a Edin Dzeko), aggiunge senza battere ciglio il già citato Gosens, tra gli esterni più forti al mondo. In somma, la base costruita dalla dirigenza rossonera è fantastica, soprattutto per l'intelligenza di alcune operazioni, come i 20 mi lioni di euro spesi nel 2019 per strappare al Real Madrid un fenomeno come Theo Hernandez (manca sempre meno all'annuncio del rinnovo del 24enne francese fino al 2026: guadagnerà 5 milioni netti a stagione), o i 17 serviti l'anno dopo per assicurar si una delle migliori promesse azzurre come Sandro Tonali (21). Ma la sensazione è che senza qualche colpo per il presente, giocatori abituati alla pressione di dover vincere (che dovrebbe essere una prerogativa del Milan), ci sia il rischio di diventare un club in stile Arsenal. Famoso per il calcio spumeggiante, per i tanti talenti lanciati, ma anche per vincere poco, rispetto ai colossi inglesi Manchester United, City o Liverpool. Un'idea interessante, tra presente e futuro, può essere Dejan Kulusevski, in uscita dalla Juve (che sta pensando a Nandez del Cagliari) e proposto nei giorni scorsi al Diavolo. Lo svedese è un profilo alla Elliott, con i suoi 21 anni e lo stipendio da 2,5 milioni a stagione, ma può contare anche sull'esperienza in una grande come la Vecchia Signora. Non sarebbe affatto male per questa seconda parte di stagione, soprattutto in un periodo in cui il Milan continua a fare i conti con la sfortuna. Pioli, infatti, riaccoglie Franck Kessié e Fodé Ballo-Touré acciaccati dalla Coppa d'Africa: il primo ha subito un trauma all'anca e verrà valutato al rientro in Italia (previsto domenica), il secondo una lesione all'adduttore che lo costringerà a 3 settimane di stop. E alla ripresa del campionato c'è il derby contro l'Inter.

 


 

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