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Atalanta, l'oro di Percassi: pagata 14 e venduta a 500, i dettagli dell'affare a stelle e strisce

Daniele Dell'Orco
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Una volta in serie A c'erano le sette sorelle: top club pieni di talento e appeal che si contendevano quasi ad armi pari la testa della classifica. Erano gli anni d'oro del nostro calcio a cavallo del Duemila. Ora, vent' anni dopo, di sette sorelle ce ne sono di nuove: le squadre a stelle e strisce. Dopo Milan, Fiorentina, Roma, Venezia, Spezia e Genoa anche l'Atalanta diventa americana e viene acquisita ufficialmente per il 55% da un gruppo di investitori USA capitanati dall'imprenditore, Managing Partner e Co-owner dei Boston Celtics (una delle principali squadre di basket NBA) Stephen Pagliuca. La famiglia Percassi, da par suo, manterrà il 45% delle quote azionarie del club che ha trasformato da realtà di provincia a potenza del calcio internazionale. Stephen Pagliuca non è un investitore qualunque, è co-chairman di Bain Capital, uno dei principali fondi di investimento al mondo, con in portafoglio asset per 155 miliardi di dollari e che già nel recente passato aveva tentato l'ingresso nel mondo del calcio nella partita per l'ingresso dei fondi di private equity in serie A.

 

Negli ultimi trent' anni Pagliuca ha gestito realtà attive nel mondo della tecnologia, dei media, delle telecomunicazioni e dei servizi finanziari tramite gli investimenti di Bain Capital. Ma, prima ancora, forniva consulenze a molte aziende che fanno parte di Fortune 500 (la lista che classifica le 500 maggiori imprese societarie statunitensi in base al fatturato) su strategie di business e iniziative di crescita. Insomma, uno che ha fiuto. E che deve essersi accorto dello straordinario potenziale della Dea. Un potenziale dal valore 25 volte superiore a quello d'acquisto (14 milioni nel 2010) e che grazie al lavoro gestionale dei Percassi (Antonio e Luca continueranno a ricoprire la carica rispettivamente di presidente e amministratore delegato del club, mentre Stephen Pagliuca verrà nominato co-chairman) e tecnico di Gian Piero Gasperini ora da "miracolo sportivo" potrà consolidare la sua posizione di top club d'Italia.

 

Tra i motivi che hanno permesso alla Dea di essere quotata tra i 400 e i 500 milioni, ci sono i capolavori fatti in sede di calciomercato (nell'ultimo decennio gli orobici vantano un +162 milioni), la costruzione di una rosa stabilmente nelle competizioni europee, un vivaio sempre d'élite e soprattutto lo stadio, acquistato nel 2017 dal Comune per 8 milioni e modernizzato con un investimento di circa 40. Il Gewiss Stadium, con altri lavori già in programma, sarà una struttura polivalente provvista di un'area commerciale con negozi, ristoranti e bar in grado di portare a una crescita ulteriore dei ricavi. Ecco, i ricavi. Nel bilancio 2020 la Dea ha alzato il valore della produzione da 188,6 milioni a 242 milioni (merito soprattutto di cessioni e qualificazione in Champions). Insomma, un gioiello per cui dall'America sono pronti a pagare ben volentieri. Ora Percassi potrà utilizzare parte della liquidità per mettere a posto i conti della sua holding da 1 miliardo di euro (Odissea) colpita dalla pandemia, e i tifosi nerazzurri potranno sognare la costruzione di un blasone internazionale perla squadra con conseguenti investimenti sul mercato. 

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