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Giacomo Agostini, la dritta a Bagnaia: "Come ripetere la mia impresa"

Leonardo Iannacci
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La concezione del tempo non fa per Giacomo Agostini. Uno che ha aggredito il tic-tac del cronometro vincendo 15 titoli mondiali, 123 gare, 10 Tourist Trophy, ed è salito per 162 volte su un podio del motomondiale. E che ha numeri migliori di quelli di Valentino e di Marc Marquez. Oggi le primavere sono 80 ma l'ex campionissimo le porta a spasso con leggerezza, sfiorando ancora quel tempo che è sempre un soffio, un refolo.

Agostini, domenica a Sepang può andare in scena una gara di MotoGP epocale, lo sa?
«Beh, sì. Bagnaia può vincere anzitempo l'iride, se lo merita».

Il motivo è soprattutto un altro: 50 anni dopo, potrebbe riproporsi un'accoppiata incredibile: un pilota italiano che trionfa su una moto italiana.
«Lei ha buona memoria, eh? Era il 1972 e il sottoscritto vinse il mondiale delle 500 con la MV Agusta. Bel colpo fu quello. Dopo, non c'è riuscito più nessun italiano, neppure Valentino».

Bagnaia e la Ducati possono riscrivere la storia?
«Direi proprio di sì. Pecco ha fatto una rimonta pazzesca: era sotto di 91 punti e, in tre mesi, ne ha recuperati 105, ora è a +14».

Era all'inferno ed è riuscito a tornare indietro...
«Nella prima parte della stagione, sino al Sachsenring, ha commesso qualche errore di troppo, del resto nel nostro sport devi sempre andare al limite e si può anche sbagliare. Come sta accadendo ora a Quartararo».

Bagnaia ha il mondiale a un palmo di mano: corre da potenziale campione?
«Sta disputando delle ottime gare, in Australia ha gestito con intelligenza e si è accontentato, superando Quartararo in classifica».

Il mondiale lo sta vincendo Pecco o lo sta perdendo il francese?
«Non colpevolizzerei troppo Quartararo. Come dicevo, nel motociclismo devi spingere sempre a mille per vincere e, facendo questo, puoi cadere e perdere punti. Il francese ha subìto la pressione psicologica. Si è sentito braccato ed è caduto troppe volte».

Bagnaia, tra l'altro, guida la Ducati che è un missile...
«La Yamaha ha perso quella competitività tecnologica che aveva all'inizio della stagione. Ora Pecco ha la moto migliore ma deve stare attento».

A cosa?
«Sepang è una pista nella quale la sua Ducati andrà bene, quest'anno le moto bolognesi sono finalmente andate bene su tutte le piste. Però...».

Però?
«Pecco si troverà nella stessa situazione psicologica in cui era Quartararo un mese fa: non potrà sbagliare mentre il francese correrà a cuor leggero, non avendo più nulla da perdere. Il peggior avversario di Bagnaia potrebbe essere proprio Pecco. Ma non penso a sorprese clamorose».

L'Agostini del 1972 cosa farebbe?
«Correrebbe gestendo la gara, rimanendo anche in seconda o terza posizione se Quartararo, negli ultimi giri, fosse staccato oltre la settima. Farebbe i calcoli in base a dove si trova il francese che è l'avversario diretto per il mondiale. Non penso proprio che Espargarò sulla Aprilia abbia ancora chance iridate».

La vigilia può diventare terribile quando ci si sta giocando un mondiale in 40 minuti: cosa si teme maggiormente?
«Sale la tensione, l'ansia e, minuto dopo minuto, un po' di preoccupazione. Si ha paura che qualcosina, nella moto o in pista, possa andare storto».

Vincere un mondiale da italiano guidando una moto italiana: cosa si prova?
«Un grande orgoglio. Nel 1972 ero in sella a una MV Agusta, indossavo un casco tricolore e avevo il numero 1 sulla carena della mia moto. Cosa potevo volere di più?».

Due anni dopo, però, lei passò alla giapponese Yamaha, lasciando la MV. Perché?
«Mi ero accorto che i motori 4 tempi della MV non avevano la stessa potenza dei 2 tempi della casa giapponese, dove tra l'altro fui accolto benissimo. La Yamaha è stata la mia seconda famiglia motoristica».

Lei tornò a trionfare, nel motomondiale e anche nella prestigiosa 200 Miglia di Daytona. È stata quella in Florida la sua vittoria più bella?
«Fu un week-end davvero speciale perché riuscii a battere il campione americano Kenny Roberts a casa sua. Prima della gara Kenny sibilò: "Agostini non conosce il circuito e non conosce la sua nuova Yamaha, me lo mangerò crudo". Vinsi io e, dopo l'arrivo, disse: "Non posso credere che Agostini sia umano...". Ma tutte le mie vittorie sono state belle. Anche quelle del primo mondiale, nel 1966».

L'ultimo consiglio che Ago darebbe a Pecco in griglia, prima del via?
«Gli direbbe: stai attento a non pensare troppo alla gara, resta concentrato ma, soprattutto, libero». 

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