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Napoli, l'anno scorso contro l'Empoli... per Spalletti il segno decisivo?

Claudio Savelli
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Una squadra diventa speciale quando sopravvive alle partite in cui non lo è. Il Napoli, dopo il grigio primo tempo contro l'Empoli che lo scorso anno rubò sei punti decisivi per la corsa allo scudetto, avrebbe potuto impanicarsi. Oddio si è rotto l'incantesimo? Siamo tornati terrestri? Era un sogno e ci stiamo svegliando? Nulla di tutto questo accade perché la squadra di Spalletti sa anche convivere con la normalità. Sopporta la noia di una giornata in cui non accade nulla di speciale e ti ritrovi con troppo tempo per pensare e un'infinità di dubbi tra le mani. Ci riesce perché sa entrare in modalità "esecuzione": azzera i pensieri e bada al sodo, alle cose da fare, come tutti noi al lavoro nelle giornate che non passano mai. Esegue il suo gioco e confida nel fatto che porterà un gol o un'occasione. Che arriva, infatti, sotto forma di rigore, segnato da Lozano.

È il secondo indizio dopo Bergamo, dove il Napoli aveva già rallentato, seppur quella volta indotto dall'Atalanta e non dalla stanchezza (mentale). Così la fuga della capolista continua a ritmi sempre meno sostenibili per qualsiasi altra squadra. Se mantiene questo passo, il Napoli varcherà la soglia dei 100 punti, quella dell'onnipotenza. Il campionato si giocherebbe al di sotto, per entrare nelle prime quattro. Nulla di più. Visto che ci si ferma e poi si riparte, è impossibile pensare ora ad un eventuale crollo degli azzurri. Toccheranno ferro ma è utile ricordare loro che Spalletti è specialista nelle partenze e quest' anno non ce ne sarà una ma due.

 

Per tenere un simile ritmo, il capotreno della serie A sta mettendo in pratica il suo credo, secondo cui sono tutti importanti ma nessuno è necessario. Non fa turnover ma applica una costante e moderata rotazione dei calciatori, sfruttando la fortuna (e la bravura dello staff) di aver avuto pochi infortuni finora - al contrario, ad esempio, del Milan che ha dovuto abusare di qualche elemento. L'approccio di Pioli a Cremona è simile - una manciata di cambi per garantire un buon livello agonistico - così come l'andamento della gara. Il primo tempo finisce in bianco e il secondo è da maneggiare con cura, ma i campioni non trovano il varco come il Napoli anche perché Leao, entrato nella ripresa come Lozano, è nervoso. La fuga degli azzurri si fa definitiva.

Otto punti a nemmeno metà stagione sono una piccola sentenza.
Come Pioli lo scorso anno, Spalletti sta sfruttando l'intera rosa meglio di tutti i colleghi. L'unico che si avvicina è Gasperini ma ha troppi giocatori per una competizione e mezza, infatti ne aveva chiesti meno a gran voce. Non è più una questione di stanchezza atletica (i calciatori oggi sono preparati per sostenere tre prestazioni intense a settimana) ma di energie nervose. Sono quelle che gli allenatori cercano attraverso l'alternanza degli interpreti. Il Napoli, non fosse stato lucido, non avrebbe battuto l'Empoli. E non sarebbe stato lucido se alcuni interpreti non avessero riposato nelle ultime settimane, sostituiti da altri che a turno sono diventati protagonisti.

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