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Inter, l'errore di Inzaghi che può rovinare tutto: cosa è successo

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Claudio Savelli
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Roberto Gagliardini commette cinque falli prima di essere espulso. Quattro di questi valevano l’ammonizione. Meritava due cartellini rossi, non uno. Di riflesso, Inzaghi ha sia ragione sia torto. Ha ragione nella sua ormai proverbiale strategia del cambio immediato dell’ammonito, per cui è stato a lungo criticato. Nel calcio di oggi, giocare anche solo mezz’ora in inferiorità numerica è decisivo. Dieci anni fa si poteva reggere, ora non più, l’equilibrio tattico è troppo sottile. Infatti sono sempre meno le squadre che finiscono in dieci uomini. Gli allenatori sfruttano le cinque sostituzioni per limitare i rischi ed è paradossale che il più attento in assoluto, Inzaghi, venga beffato dall’unica volta in cui non fa scattare il cambio. Il mister ha evitato la sostituzione nel primo tempo perché è stato giocatore e sa che viene sempre presa come un’offesa. Ma Gagliardini se l’era ampiamente meritata.

Il torto del mister nerazzurro, se ce n’è uno, non consiste nel mancato cambio ma nello schierare Gagliardini. L’ex Atalanta è ormai anche un ex Inter. È a scadenza, non verrà rinnovato il suo contratto e, di conseguenza, non costituisce un valore economico per la società. Mancava Mhkitaryan per infortunio, Asllani è stato finalmente utilizzato e Barella, Brozovic e Calhanoglu sono stati fatti ruotare o riposare in vista della finale di Coppa Italia, ma si poteva scegliere uno di questi ultimi due dall’inizio e eventualmente schierare Gagliardini nel finale di gara. È una mezza critica perché il problema vero resta a monte: avere giocatori - in questo caso uno dei sei centrocampisti per tre posti - inadatti ai massimi livelli. Non te ne puoi permettere più nemmeno uno, se vuoi competere in tutte le competizioni come sta facendo l’Inter. È l’ennesimo promemoria su come vanno costruite le rose nel calcio contemporaneo: più corte ma più equilibrate.

 



Lo scorso anno, l’Inter ha perso lo scudetto per un secondo portiere non all’altezza della situazione e della pressione. Quest’anno ci ha perso una partita, chissà se decisiva. È evidente che il centrocampista italiano sia il meno qualitativo tra quelli a disposizione e non porti alcun vantaggio all’Inter. È una questione di categoria, come direbbe Allegri, e di stile di gioco: una squadra come quella di Inzaghi che punta su una manovra rapida e scorrevole non può permettersi un giocatore che ha bisogno di un tocco in più ogni volta. Manda tutti fuori giri, oltre che fuori di testa. Gagliardini ha di fatto sovraccaricato le gambe dei suoi compagni di una fatica in più che può essere decisiva, ora che all’Inter mancano quattro partite di cui due finali e due fondamentali. Anche il Milan ha perso punti per qualche calciatori sotto il livello minimo richiesto. Le altre sono riuscite a evitare falle così grosse in rosa. Certo, hanno dovuto spremere i calciatori e rinunciare ad alcune competizioni, vedi Roma e Lazio. Meglio non essere costretti a decidere, impegnandosi in estate per costruire rose più corte e omogenee.

 

 

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