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Napoli, perché il club può saltare (nel silenzio di Rudi Garcia)

Claudio Savelli
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In linea teorica è anche giusto che la squadra campione d’Italia, essendo la migliore, non si rinforzi più di tanto. Semmai sono le altre a doverlo fare ma nel calcio che va veloce vale anche il punto di vista opposto: la più forte deve sfruttare la posizione privilegiata per migliorarsi ulteriormente e scavare un solco ancora più profondo con le inseguitrici. Il Napoli sta gettando al vento il più prezioso dei vantaggi: il tempo. Già a marzo era piuttosto sicura di vincere lo scudetto e, di conseguenza, di entrare in Champions. Le altre, invece, sono state impegnate alla corsa ai primi quattro posti fino a maggio. Eppure agosto è iniziato e il Napoli sul mercato è ancora fermo.

IDEE POCO CHIARE
Di più: fin dalla primavera era chiaro che Kim sarebbe stato acquistato dal Bayern Monaco e si sapeva anche la cifra esatta in arrivo nelle casse del Napoli (50 milioni). La cosa che fa più impressione non è che il Napoli non voglia reinvestire tutto il budget (questo semmai è il buon player trading) ma che sembra avere le idee poco chiare sull’erede. Ne ha infatti sondati più di dieci dalle caratteristiche anche profondamente diverse: Scalvini (19 anni, Atalanta), Ibanez (24, Roma), Itakura (26, Gladbach), Mavropanos (25, Stoccarda), Le Normand (26, Real Sociedad), Lacroix (23, Wolfsburg), Kilman (26, Wolverhampton), Sutalo (23, Dinamo Zagabria), Iñacio (21, Sporting), Bella-Kotchap (21, Southampton), Danso (24 anni, Lens) e, in ultimo, Natan (22, Red Bull Bragantino) e Murillo (21, Corinthians).

Ora questi ultimi due sembrano i favoriti, sempre con la stessa offerta da inviare ai club: 15 milioni bonus compresi. È esattamente il contrario di quanto è accaduto la scorsa estate, quando l’azione di Giuntoli ha raggiunto la massima efficacia: voglio Kim? Compro Kim. E solo se sfuma apro il piano B, figuriamoci il C, il D, eccetera, eccetera. La lista è corposa e le idee ci sono, quindi il Napoli sembra aver mantenuto il lavoro di profilazione che guidava Giuntoli, ma ha perso colui che si prendeva la responsabilità della scelta finale e si imponeva in sede di trattativa. Mentre il nuovo ds, Mauro Meluso, si inserisce, tutto sembra convergere verso De Laurentiis.

LA FORZATURA
Ma è una forzatura: se un presidente deve garantire il corretto funzionamento di una macchina complessa come un club, non può far parte anche del più delicato degli ingranaggi. È normale che ci si fermi sul più bello di una trattativa. Se tutti sanno tutto, poi qualcuno ne approfitta per tirare un colpo basso, come il Lens che ha annunciato il rinnovo di Danso sbeffeggiando il Napoli sui social con una serie di cliché davvero penosi. Ridicoli loro, ma il club campione d’Italia a maggior ragione deve stare alla larga dalle società di basso profilo. Fosse al secondo o terzo anno, Rudi Garcia si sarebbe di certo lamentato. Ma è appena arrivato e ha preso la panchina dei campioni d’Italia come un dono, quindi tace e lavora con quel che ha.

Oltre al centrale, manca chiarezza sulle posizioni di Lozano e Zielinski, due titolari. Il primo doveva essere ceduto ai Los Angeles Galaxy, tant’è che il mister sta provando Raspadori a destra, ma il passaggio è saltato; il secondo non ha ancora approvato il rinnovo al ribasso (da 3,5 a 2,8 milioni), motivo per cui qualcuno ha rilanciato l’idea Koopmeiners che in realtà l’Atalanta ormai non ha più intenzione di cedere. Insomma, l’estate dei campioni d’Italia è iniziata con il presidente che chiedeva la Champions e rischia di finire con i tifosi che giustamente chiedono un paio di acquisti se non per vincere di nuovo lo scudetto, quantomeno per provare a difenderlo. 

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