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Inter, addio Stefano Sensi: "Non basta per la conferma", dove può finire

Claudio Savelli
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Cinque le amichevoli disputate, cinque il nuovo numero di maglia, cinque i sensi di una persona. Ma è il sesto, di senso, che conta nella questione-Sensi: l’intuito, la sensazione, l’idea che la mezzala di Urbino, a prescindere da quanto di buono abbia offerto in questo precampionato, sia utile alla causa altrui e non a quella nerazzurra. Nel precampionato Sensi ha firmato tre reti contro Lugano, Psg e Salisburgo, due delle quali decisive. Non è andato a segno contro la Pergolettese e l’Al Nassr, poco male, è comunque il miglior marcatore della pre-stagione dei vice campioni d’Europa. Ma la stagione è tutta un’altra storia e Sensi non ne farà parte.

Un controsenso? No, una scelta. Uno dei pregi dell’attuale dirigenza nerazzurra è la coerenza rispetto alla strategia iniziale. Sensi non è mai stato il settimo centrocampista da tenere in rosa come jolly, nemmeno il sesto in caso di mancato arrivo di Samardzic, il sogno di mercato che poi si è realizzato. Sette non servono, l’Inter vuole una rosa corta fatta di soli doppioni per contenere il monte ingaggi. Proprio perché corta, però, ha bisogno che i venti calciatori di movimento garantiscano un alto numero di partite stagionali e Sensi non appartiene a questa categoria di atleta. È vero che lo scorso anno al Monza ha collezionato 30 presenze ma solo in sette occasioni è andato oltre gli 80’ di gioco. È vero anche che da settimo centrocampista non verrebbe stressato, ma ha senso averne uno in più ora che i primi sei sono di altissimo livello?

 

CONTRATTO IN SCADENZA
La risposta che si è data l’Inter è no, non ha senso, ma questo non significa che in società il talento di Sensi non venga considerato, anzi. Il precampionato è stato utilizzato per mettere in vetrina il 28enne e permettergli di far notare alle squadre italiane e non di essere tornato ai vecchi fasti. Se Sensi è questo, sarebbe titolare in almeno tre quarti delle formazioni di serie A e l’Inter lo sa, per questo Inzaghi gli ha concesso minuti. Il problema è il contratto in scadenza nel 2024 che preclude la cessione con la formula del prestito. Le strade sono due: l’addio immediato a titolo definitivo oppure il rinnovo con l’Inter e, allora sì, anche un prestito con un diritto o un obbligo di riscatto a favore dell’acquirente. 

Si parla della Salernitana, magari in una più ampia trattativa che coinvolgerebbe Dia, 26enne attaccante osservato da vicino una settimana fa dalla dirigenza nerazzurra; del Bologna, visto che sono stati avviati dei discorsi, finora poco proficui, per Arnautovic; del Genoa, che ha chiesto informazioni e sembra davvero interessato. Bisogna anche ribaltare il punto di vista: se all’Inter non conviene vendere Sensi ora, conviene invece a chicchessia acquistarlo. È in saldo rispetto al suo reale (e potenziale) valore. Oltre a Sensi, anche Lazaro e Salcedo sono in scadenza, motivo per cui è difficile venderli. Agoumé ha un contratto fino al 2025, quindi sudi lui c’è meno fretta: il Frosinone si è fatto avanti e l’Inter sta valutando. Sono tutte situazioni che dimostrano come il mercato non sia un allegro scambio di figurine ma un complesso mosaico di affari. Ci vuole pazienza. E un buon sesto senso.

 

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