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Sinner, "Djokovic arrugginito". Australian Open, verso il colpaccio?

Leonardo Iannacci
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Una prima volata verso l’oro di Melbourne per Sinner, l’ennesima entrata nell’anticamera dell’inferno per Berrettini. Lo Slam che apre la stagione, iniziato nella notte fra sabato e domenica, ha fornito sentenze diametralmente opposte alle nostre due punte azzurre del tennis.

Mentre Jannik sbrigava la pratica Botic Van de Zandschulp sulla Rod Laver Arena, non senza faticare in alcune curve del match, il povero Matteo era costretto a prendere la decisione più ingrata, l’ennesima: d’accordo con lo staff medico, Matteo dava il suo addio agli Open d’Australia e a Melbourne. Per lui il 2024 comincia come era finito il 2023: con un ritiro causa piede destro dolorante. Ovviamente questa decisione ha sollevato una montagna di dubbi sull’integrità fisica del nostro Hummer e soltanto il futuro ci dirà se l’allievo del mago Francisco Roig, il nuovo coach che Berretto ha strappato a Nadal, sarà in grado di tornare quello di una volta dopo l’impressionante catena di infortuni che lo ha frenato negli ultimi anni. Un Sinner solido e sospinto dai Carota Boys arrivati sin qui, è volato al 2° turno degli Open d’Australia dove si sono sfiorati i 40 gradi all’ombra.

 

 

 

«SERVIZIO COSÌ COSÌ»

Lo ha fatto mettendo la testa sott’acqua a Van de Zandschulp e battendolo per 6-4 7-5 6-3 in 2 ore e 34 minuti: «Non è scontato giocare al meglio la prima partita della stagione.
Ho risposto a dovere ma il servizio è andato così così. Forse ho avvertito un po’ di nervosismo», ha spiegato Jannik che affronterà martedì nel secondo turno l’olandese Jasper de Jong, uscito dalle qualificazioni (orari da stabilire e diretta sui canali Sky 210 e 211).

Un’impresa non impossibile per il nostro amabilissimo rosso di San Candido che, dopo la sfida con Van de Zandschulp, ha seguito con enorme curiosi tà l’incontro che ha visto un arrugginito Djokovic litigare con il dritto e battere, non senza fatica, il baby croato Dino Prizmic, addirittura in quattro set: 6-2, 6-7, 6-3, 6-4. Bene anche Matteo Arnaldi che ha sconfitto (7-6, 6-2, 6-4) il 24enne australiano Adam Walton, numero 176 del mondo. Il ragazzo di Sanremo incontrerà nel secondo turno il vincente della sfida fra De Minaur e Raonic.

La corsa appena iniziata al trono di Melbourne va di pari passo con l’inseguimento all’oro di questo Slam che ha visto aumentare vertiginosamente il montepremi. Rispetto al 2023, gli aussie lo hanno aumentato di un altro milioncino (parliamo di euro, per comodità di calcolo) fissando il tetto a 53 milioni. Più ricco di quello australiano c’è soltanto lo Slam americano di Flushing Meadows che distribuisce fra i partecipanti oltre 58 milioni di euro. Il prestigioso Championship di Wimbledon arriva a poco più di 51, mentre il Roland Garros è lo Slam più “povero” (ehm...) con appena 49,6 milioni di euro di montepremi.

 

 

 

SBARCARE IL LUNARIO

È stato alzato, di conseguenza, anche il prize money di Melbourne. Chi viene eliminato al primo turno, ad esempio la pertica olandese Botic Van de Zandschulp messo ko da Sinner, riparte con 73.000 in tasca e ha in qualche modo sbarcato il lunario per l’intera stagione. Via via gli introiti aumentano se si avanza nel torneo: si va dai 110.000 euro se si esce al secondo turno ai 166.000 nel terzo. Si alza a 230.000 (un monolocale in centro a Milano) per chi va ko negli ottavi e sale a 366.000 (il costo di una Ferrari Purosangue) nei quarti e a 607.000 (un appartamento medio a Forte dei Marmi) in semifinale. Il finalista che perde fa suo un milione di euro (lo stipendio di Joshua Zirkzee, ad esempio) e chi vince lo Slam il doppio (quanto introita Vasco Rossi per 4 show a San Siro). Capite perché parliamo di corsa verso l’oro? 

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