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Pellizotti si difende, la Liquigas sta con lui

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Conferenza stampa del corridore fermato per alcuni valori anomali

Roberto Amaglio
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 “Non contestiamo il passaporto biologico in se, ma siamo in presenza di una applicazione sbagliata di uno strumento giusto”. E' questo il parere dell'avvocato Rocco Taminelli, ingaggiato da Franco Pellizotti per allestire una linea difensiva di fronte ai valori anomali registrati prima del Tour 2009 e contestati dall'UCI al corridore friulano. La linea difensiva del corridore della Liquigas-Doimo è stata infatti presentata ieri nel corso di una conferenza stampa nella quale l'atleta giunto 2° al Giro del Centenario ha confermato sia la sua estraneià ai fatti sia il rammarico per aver avuto la notifica del procedimento a marzo, quando ormai si era già in ottica corsa rosa. "Mi sarebbe piaciuto fare un'altra conferenza stampa, ad Amsterdam" ha affermato Pellizotti, a cui non è bastata una prima memoria difensiva per convincere l'UCI a non aprire un'inchiesta imponendogli uno stop. Tuttavia l'entourage della Liquigas conferma (almeno fino a prova contraria) di credere al suo capitano, “escludendo che allo stato attuale delle analisi ci siano evidenze in grado di dimostrare un comportamento scorretto da parte dell'atleta”. Infatti i valori contestati, affermano i medici che stanno seguendo il caso Pellizotti, possono essere riconducibili a un lavoro svolto in altura e a uno scompenso di liquidi che avrebbe agito sui reticolociti. In attesa dell'udienza del 17 maggio presso l'Ufficio Procura Antidoping presso la sede dello Stadio Olimpico, l'ultima parola della conferenza stampa spetta al corridore. "Il passaporto biologico permette controlli per monitorare chi fosse sospettato di barare. Allora perché, nonostante la contestata anomalia di alcuni valori del luglio 2009, sono stato controllato solo due volte in questi mesi?".

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