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Il giallo della nascita di Herrera

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"Ma quale centenario? Helenio è del 1916" contesta la figlia

Michela Ravalico
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Massimo Moratti da giorni va paragonando Josè Mourinho a Helenio Herrera. Il perché è chiaro, sicuramente apotropaico, e si risolve in un'unica parola: vincente. Ma allo Special manca ancora qualcosa (la Coppa dei Campioni?) per diventare Mago. L'ultima magia di Herrera infatti sarà quella di riuscire a festeggiare due volte il centenario della nascita. Sì, perché stando alla vulgata, così come riporta anche il sito ufficiale curato dalla moglie Fiora Gandolfi, e come ha recentemente pubblicato la pagina web della stessa Inter, Helenio sarebbe nato a Buenos Aires il 10 aprile 1910. Sarebbe, perché in realtà Maria Susana Pimentel Herrera (figlia di Helenio e Mercedes Pimentel, nata nel 1960) sostiene di essere in possesso (e consente gentilmente a Libero  la pubblicazione) di alcuni documenti (redatti in carta semplice ma da venerdì scorso bollati dal Comune di Venezia) che attestano un'altra data: 17 aprile 1916 (come pensava fosse anche Gianni Brera), che smentisce perfino quel 10 aprile 1916 inciso sulla lapide del cimitero veneziano di San Michele, dove riposano i resti del portoghese. Certificato di morte, l'atto di matrimonio proprio con la Gandolfi, passaporto, hanno stampato 17 aprile 1916, data che sarebbe pure sul tesserino di allenatore depositato a Coverciano. Capelli neri, grandi occhiali alla Mina, Susana vive fra New York e Miami, ha saputo da amici l'esistenza di alcune iniziative (fra i quali il documentario "Tacalabala. Esercizi di magia di Helenio Herrera") per celebrare il centenario e così è subito partita per l'Italia. «È necessario far conoscere la verità», ci dice nel suo curioso mix di spagnolo, americano e veneziano, “tradotto” dalla collega giornalista Cristina Colombera, «per me e per i miei fratelli». Susana, «mai nominata nel sito ufficiale», ha lavorato insieme al Mago ed erano ancora insieme fino a pochi giorni prima della morte del padre, avvenuta il 9 novembre 1997 a Venezia. di Tommaso Lorenzini

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