Il Milan ha perso l'ultima occasione per salvare il salvabile (poco) di questa disgraziata stagione e la sconfitta nella finale di Coppa Italia contro il Bologna, arrivata dopo una gara sconcertante per quanto è stata grigia e impalpabile sotto tutti i punti di vista (tecnico, tattico, emotivo), sembra oggi destinata a lasciare solo macerie.
La sensazione, umorale, è che ci sia ben poco da cui ripartire e che anzi forse i pochi punti fermi siano quelli più a rischio in estate. Il mister Sergio Conceiçao, secondo il super-esperto Fabrizio Romano ufficialmente in uscita, ha detto di voler "finire con dignità" la stagione e che solo allora parlerà del suo futuro. Con due vittorie contro Roma e Monza il Diavolo agguanterebbe un posto in Conference League, la "serie C" d'Europa, e viene il sospetto è che nessuno farà carte false per ottenerlo.
Il clima è più che mesto e i tifosi sono sul piede di guerra perché all'orizzonte non si intravede nessuna rivoluzione. Nebbia fitta sul tecnico (al momento, la pista più percorribile appare quella di Maurizio Sarri), prima ancora sul direttore sportivo. Il nome, secondo logica sportiva, sarebbe dovuto essere fissato da almeno un paio di mesi, perché sarà lui insieme al mister a pianificare acquisti e cessioni. Partire a giugno significa ancora una volta improvvisare, muoversi a tentoni, al buio, cercando di cogliere opportunità dell'ultim'ora. Una strategia che lo scorso anno non ha dato alcun frutto.
All'Olimpico c'era in tribuna Igli Tare, che è di casa essendo stato per anni il Ds della Lazio. Lui si è sbilanciato, dicendosi "onorato" di poter finire in rossonero. Ma in società Giorgio Furlani non pare convintissimo e dopo due faccia a faccia la trattativa è ancora in stallo. Gira voce che in via Aldo Rossi puntino ancora a strappare Tony D'Amico all'Atalanta. E intanto un altro papabile, Giovanni Sartori, ha confermato proprio con la Coppa Italia la bontà del suo lavoro fatto sotto le Due Torri (e prima ancora, a Verona e a Bergamo). Altro dettaglio, questo, che da settimane manda letteralmente in bestia i tifosi rossoneri.
Milan senza più alibi: è tutto da cambiare
Il calcio italiano ha una grande in più. È il Bologna che gioca questa finale gestendo lo sforzo, in parte...Senza futuro allenatore (che in ogni caso ci sarà) e nuovo ds (e qui, invece, il condizionale diventa d'obbligo), diventa difficile anche ipotizzare da dove ripartire per ricostruire la squadra. I dubbi sono i soliti: andrà via uno tra Maignan e Theo Hernandez, due senatori in scadenza ma con un mercato in picchiata rispetto a 24 o 12 mesi fa. Impossibile pensare di venderli, fare cassa e guadagnarci anche dal punto di vista tecnico, perché la loro quotazione permetterà al massimo di scegliere delle "scommesse" come sostituti.
Rafa Leao ha deluso a sua volta, ma per età e prospettive ha ancora un buon mercato. Peccato che finora di offerte sostanziose non ne siano arrivate. Se accadrà, finirà in lista partenti ma di sicuro non verrà "svenduto". Gli unici sicuri protagonisti del prossimo anno sembrano al momento Pulisic, Fofana e Reijnders, anche se l'olandese è stato accostato al Manchester City e potrebbe fare la fine di Tonali nel giugno 2023. Porte aperte anche per uno tra Tomori e Thiaw in difesa, il problema è capire chi possa superare i 30 milioni d'offerta. Come in tutta la stagione, le valutazioni fluttuano drammaticamente e così non pare più certa la conferma di Jovic in attacco (eroe in semifinale, poi nuovamente sparito) mentre Abraham dovrebbe tornare a Roma. Il Milan spera di raccogliere qualche milione di euro da Chukwueze, paradossalmente il più brillante in questo triste finale di stagione. Rendimenti da montagne russe che non aiutano di certo a mantenere il sangue freddo.