Luigi Montanini, per tutti “Pasticcino”, è stato il primo cuoco fisso della Formula 1. Un pioniere che iniziò in Ferrari dal 1979, a Jarama (Spagna), con Gilles Villeneuve e Jody Scheckter, quando ancora i motorhome non esistevano «e si cucinava con due fornelli e un paio di padelle». Presente al pranzo organizzato da Barilla durante il GP di Monza, si è lasciato andare ai ricordi: «Venivo dalla pasticceria- racconta - portavo i dolci a Enzo Ferrari, conobbi suo figlio Piero giocando a tennis, e fu lui a portarmi nel Circus. All’inizio facevo panini e dolci, poi cominciarono a chiedermi pasta, secondi, dessert». L’atmosfera era spartana, ma unica: «Si cucinava nei garage, i piloti mangiavano appoggiati ai motori o ai telai. Oggi queste abitudini non esistono più».
In quell’ambiente, Montanini conobbe i grandi della Formula 1. Villeneuve «andava matto per la pasta ai funghi», Scheckter «voleva solo carote e tanta pasta al pomodoro». Con Michele Alboreto, pilota di Maranello dal 1984 al 1988, nacque un legame speciale: «Giocava sempre a carte con Alessandro Nannini, sua moglie Nadia (Astorri, ndr) stava con me a pulire l’insalata e cucinare». Il motorhome Ferrari divenne meta anche per i rivali: «Alain Prost, quando era in McLaren, veniva di nascosto a chiedermi un piatto di spaghetti. Lo stesso faceva Senna, che mi diceva: “Pasticcino, dammi un piatto di pasta!”. La loro rivalità si vedeva pure a tavola». La morte di Ayrton a Imola nel ‘94 «la vidi in tv dal motorhome Benetton (dove lavorò dal 1992 al 2001), resta un dolore straziante». Con Michael Schumacher, vincitore dei primi due titoli Piloti col team anglo-italiano, il rapporto fu diverso: «Amava le zuppe, il minestrone, le vellutate di zucca. Sempre educato, mai sopra le righe». Ma al di là dei gusti, un filo comune univa tutti: la pasta. «Persino gli inglesi, abituati a bacon e uova, se mancava protestavano. Da allora la cucinai ogni giorno».
Tra gli amici più cari ci fu Nigel Mansell, che «voleva andassi a prenderlo in aeroporto a Bologna. Lui non parlava italiano, io niente inglese: ci capivamo a gesti». Dopo l’esperienza finale in Prost e l’uscita dalla F1, Montanini ha trovato casa nel ristorante “Da Pasticcino” a Castelnuovo Rangone (Modena), aperto nel 2002 con la defunta moglie Ada. «Sono arrivati in tanti: Fisichella, Trulli, Patrese. Giancarlo ancora prende i tortellini come Riccardo, che li ordina a Natale». L’ex d.t. Ferrari «venne fino a un mese prima della sua morte (nel novembre 2022), un amico vero». L’aneddoto più divertente fu «a Rio de Janeiro, quando Villeneuve, guidando al circuito Jacarepaguá, spaventò a morte un tecnico dell’Agip. Conduceva come faceva in pista».