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Petacchi. Scena muta davanti ai pm toscani

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Il velocista spezzino si avvale della facoltà di non rispondere nell'udienza sull'inchiesta padovana. "Accuse vaghe"

Roberto Amaglio
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Ci saremmo attesi una linea difensiva più intraprendente, una condotta simile a quella autoritaria e vincente con cui si è portato a casa la maglia verde dal Tour de France. Invece Alessandro Petacchi ha deciso di fare scena muta davanti ai Nas di Firenze, i quali questa mattina lo hanno convocato insieme al compagno di squadra Lorenzo Bernucci (anche lui si è avvalso della facoltà di non rispondere) in virtù del suo coinvolgimento nell'inchiesta padovana antidoping portata avanti dal pm Benedetto Roberti. Tale linea difensiva è stata scelta dal legale del velocista della Lampre, Virgilio Angelini. "Le accuse sono troppo generiche quindi ci siamo avvalsi della facoltà di non rispondere. Niente di strano, è una normale strategia difensiva", ha dichiarato il legale al termine dell'udienza. Tuttavia il rischio per Petacchi (36 anni) è quello di appendere anzitempo la bicicletta al chiodo. Se i tempi della giustizia ordinaria si preannunciano lunghi, le carte sono in possesso anche della Procura del Coni che, se dovesse accogliere l'impianto accusatorio, potrebbe chiedere due anni di stop, o forse anche la radiazione, visto che lo sprinter era già stato squalificato un anno per il ricorso al salbutamolo nel 2007. L'inchiesta padovana – Non meno leggera è comunque l'accusa della Procura di Padova: i capi d'accusa allo spezzino sono di violazione della legge antidoping, in specifico l'uso del Pfc e dell'albumina umana.

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