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Immigrati, "nuovi centri rimpatri". E la sinistra si oppone al governo

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Enrico Paoli
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Anche a sinistra, a parole, sarebbero per le espulsioni dei clandestini e degli immigrati irregolari pericolosi per la comunità. A parole appunto. Nei fatti, appena si parla di nuovi Cpr o azioni più stringenti per i rimpatri, diventati una priorità dopo i fatti di Milano, apriti cielo.

Gli immigrati, per le anime belle del Pd e dintorni, devono essere liberi di andare a giro, d’integrarsi, mica devono stare nei Cpr, come vuol fare il solito centrodestra, a cui preme la sicurezza dei cittadini onesti. A scatenare la rivolta della sinistra il doppio annuncio fatto dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, e dal sottosegretario, Nicola Molteni. Prima dell’inizio dell’estate vedrà la luce la lista dei nuovi “Centri di permanenza per il rimpatrio” da realizzare sul territorio, in aggiunta ai 9 che ora ospitano poco più di mille persone.

 

 

 

Una risposta chiara alle polemiche innescate dalla vicenda del poliziotto accoltellato a Milano. L’aggressore, il marocchino Hasan Hamid, era destinatario di diversi decreti espulsione, mai effettivamente eseguiti anche perché non c’era posto nei Cpr. L’uomo, con in tasca il foglio di via, ha potuto circolare liberamente in Italia senza essere trattenuto in uno dei Cpr. Luoghi, questi ultimi, ha spesso ripetuto il titolare del Viminale, destinati ad accogliere proprio «persone che manifestano condizioni di pericolosità sociale».

 

 

 

A provocare la ferma risposta del governo, in parte, ha contribuito anche il nuovo assalto del sindaco di Milano, Beppe Sala, nei confronti dell’esecutivo. «L’immigrazione serve. Negarlo vuol dire vivere scollegati dalla realtà», dice il primo cittadino, «ma è altrettanto evidente che se una Questura emette un decreto di espulsione, poi va eseguito». «Sala ha finalmente compreso un punto fondamentale», afferma Molteni, «la necessità di procedere con i rimpatri degli immigrati irregolari pericolosi. Se il sindaco ci darà una mano a ripristinare la piena agibilità del Cpr di via Corelli, danneggiato dagli stranieri, e alla realizzazione in tempi brevi del secondo Cpr potremo insieme garantire un rafforzamento della sicurezza della città». Quindi dia una mano a trovare un luogo adatto, è il messaggio implicito lanciato da Molteni e Piantedosi. Il prefetto di Milano, Claudio Sgaraglia, ha già un dossier aperto sul suo tavolo.

 

 

 

Quello del Cpr è un passaggio quasi obbligato per arrivare al rimpatrio (è accaduto nel 66% dei casi nel 2023). Quest’anno sono stati rimandati nel proprio Paese 1.639 persone, in lieve aumento rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente, quando erano stati 1.578.

Nel 2023 i rimpatri sono stati 4.743, circa il 10,5% in più rispetto al 2022 quando furono 4.304. Con nuovi posti a disposizione nei Centri il governo ritiene di poter incrementare sensibilmente il numero di migranti irregolari da mettere sui voli per tornare in patria. Già nello scorso settembre, la premier, Giorgia Meloni, aveva informato di aver dato mandato al ministro della Difesa, di realizzare «le strutture per trattenere gli immigrati illegali in località a bassissima densità abitativa e facilmente perimetrabili e sorvegliabili». La Difesa, che ha ricevuto un fondo da 20 milioni di euro per questo scopo, ha svolto una ricognizione delle strutture con le caratteristiche adatte: caserme e siti militari hanno già i muri di cinta, a esempio. Il Genio militare dovrà poi svolgere i lavori per renderle usufruibili.

L’ultima finanziaria ha stanziato 42,5 milioni di euro per i prossimi tre anni proprio per l’ampliamento della rete dei Centri. I Cpr attuali sono a Bari, Brindisi, Caltanissetta, Roma, Palazzo San Gervasio, Trapani, Gradisca, Macomer e Milano, mentre Torino è chiuso per danneggiamenti. Non si tratta di un caso isolato: i centri sono spesso teatro di vandalismi, incendi e proteste da parte degli immigrati. L’obietivo individuarne altri dieci circa: 12 le regioni sprovviste (Calabria, Campania, Abruzzo, Molise, Marche, Umbria, Toscana, Emilia Romagna, Liguria, Valle d’Aosta, Veneto, Trentino Alto Adige). Milano, oltre alla struttura di via Corelli, potrebbe ospitare un altro Cpr, come spiegato da Molteni.

Ma tutto ciò alla sinistra buonista e perbenista non piace affatto e si dice pronta a fare le barricate. «Mentre Molteni blatera su nuovi Cpr a Milano, un sistema di cui è sotto gli occhi di tutti il fallimento, ci domandiamo quando questa destra la smetterà di usare la sicurezza solo in chiave propagandistica», tuona la deputata Pd, Silvia Roggiani, e segretaria regionale del partito in Lombardia, «per promuovere maggiore sicurezza nelle città servono investimenti e politiche pubbliche che promuovano la cooperazione tra istituzioni, forze di polizia e comunità locali». «Dire che la soluzione, anche solo per l’efficacia dei rimpatri, passi dall’aumentare i posti nei Cpr significa prendere in giro le persone», rincara il capogruppo del Pd in Consiglio regionale della Lombardia, Pierfrancesco Majorino, «in questo momento il Cpr di via Corelli c’è, è attivo, e ha decine di posti liberi come Molteni e Salvini possono facilmente verificare».

Peccato che non dica che quei posti sono inutilizzabili perché devono essere fatti i lavori di ristrutturazione. E che a sinistra seguono una schema fisso, monocorde. Al punto che l’ex capo della Polizia, Franco Gabrielli, oggi consulente del sindaco Sala, smentisce tutti: «Quello che stiamo vedendo nei confronti dei Cpr, è il tipico atteggiamento per il quale se le cose non funzionano si eliminano. Così non va».

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