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“Non sarà guerra vera, ma una lunga serie di attentati”. Lo scenario del dopo raid Usa

Un dato è certo. Gli Usa e l'Iran sono in stato di guerra. Con la differenza che il regime teocratico degli ayatollah sciiti iraniani è imparagonabilmente più debole della pur discreditata Amministrazione Trump, che ha ordinato l'attacco mortale contro il generale dei Pasdaran, Qassim Soleimani. L'uccisione del generale ha portato a un nuovo apice le tensioni tra gli Stati Uniti e l'Iran nel teatro mediorientale. L'improvvida azione ordinata dall'amministrazione Trump ha eliminato il più raffinato cervello strategico di Teheran e infervorato la leadership iraniana, che assieme alle organizzazioni ad essa legata come la libanese Hezbollah ha promesso vendetta contro gli Stati Uniti, scrive il fatto quotidiano in edicola sabato 4 gennaio. Un conflitto a viso aperto tra i due Paesi potrebbe conoscere diversi gradi di significatività. Essi evolvono dalla guerra asimmetrica tra i deserti mediorientali alla guerra aperta combattuta nel territorio della Repubblica Islamica, scrive invece l'edizione on line del Giornale.  Per approfondire leggi anche: Iraq, in migliaia cantano "morte all'America" Un proseguimento “accelerato” del contesto attuale non è da escludersi. L'Iran influenza con decisione una rete di alleati regionali, da Hezbollah agli Houthi yemeniti, che hanno saputo resistere a più riprese contro forze militari di maggior entità (le Idf israeliane Hezbollah, la coalizione a guida saudita per i ribelli Houthi) o hanno conquistato sul campo una capacità manovriera notevole (come le Forze di mobilitazione popolare irachene). Le capacità di interdizione di queste forze contro gli Usa o i loro alleati in Medio Oriente non sono affatto da sottovalutare. E il rischio che più una guerra in senso tradizionale, avvenga una serie continua di attentati contro gli Usa e i suoi alleati.

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