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Kazakistan, il presidente ordina: "Sparare alla folla senza preavviso". L'ombra di Putin sulla carneficina

Ordine di sparare sulla folla, senza preavviso. In Kazakistan si rischia una ulteriore carneficina: il presidente Kassym-Jomart Tokayev ha infatti lasciato mano libera all'esercito schierato in piazza per fermare i manifestanti che stanno dando vita alle proteste di questi giorni contro il rincaro del prezzo del gas. "Ho ordinato alle forze di sicurezza di aprire il fuoco senza avvertimento", ha detto Tokayev in un messaggio tv, respigendo qualsiasi ipotesi di mediazione internazionale: "Che stupidità! Che negoziati possono esserci con assassini e criminali?". I 20mila scesi in piazza sono stati definiti "banditi" dal regime, che ha chiamato in soccorso  l'alleato storico, la Russia. Vladimir Putin ha inviato in Kazakistan un contingente dell'esercito che ha contribuito a ripristinare l'ordine, con le cattive, prendendo il "pieno controllo" dell'aeroporto di Almaty.

Nelle scorse ore sono state decine le vittime tra la folla, almeno 18 tra i servizi di sicurezza. Il timore del regime è che la protesta sia in realtà l'inizio di una insurrezione politica manovrata dall'estero. La stessa teoria ventilata dal Ministero degli Esteri russo, che potrebbe approfittare della situazione per estendere il proprio controllo sull'ex paese sovietico. Da protettorato di fatto a possedimento extra-territoriale, sul modello Crimea. 

A guidare la protesta, auto-proclamatosi leader, secondo Sputnik è l'ex banchiere e dissidente Mukhtar Ablyazov, rifugiatosi a Parigi: su di lui, marito di Alma Shalabayeva (al centro di un clamoroso "giallo" a Roma nel 2013), grava una accusa di frode e appropriazione indebita per 5 miliardi di dollari in Kazakistan.

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