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Bechis: "La Raggi ci ha provato, ma il cantiere la beffa"

Il 14 novembre scorso con un video avevo segnalato al sindaco di Roma, Virginia Raggi, un piccolo caso che mi arrivava da alcuni commercianti e abitanti delle vie dietro Campo de Fiori nel centro della capitale. Un cantiere sbucato dopo l'estate che ostruisce una delle vie di accesso al centro rendendo impossibile il passaggio di auto e motorini complicando non poco l'attività di alcuni garage della zona, non più raggiungibili. Il cantiere aveva il cartello di lavori obbligatorio per legge, da cui si scopriva che gli scavi erano fatti da Acea e avrebbero dovuto essere effettuati entro la metà del mese di gennaio 2016. Evidente che fossero in gran ritardo, visto che le ruspe sono arrivate per iniziare gli scavi nove mesi dopo la presunta chiusura dei lavori. Il problema era che aperto il cantiere gli operai hanno scavato per qualche giorno, poi hanno mollato tutto e nei 40 giorni successivi non si è visto più nessuno. Tutto abbandonato e nessuno che si preoccupi degli esercizi commerciali che vanno in malora. Questi hanno fatto ricorsi e denunce, ma si sa il tempo per quelle è infinito, e rischiano di vedere riconosciute le ragioni quando ormai potrebbero avere chiuso i battenti per mancanza di clientela. Si potrebbe cambiare la viabilità della zona, invertire i sensi unici e consentire a chi lavora di proseguire la sua attività. Ma non è stato fatto. Denunciato l'episodio - le cui responsabilità hanno radici nel tempo - ho trasmesso il link del video allo staff del sindaco Raggi, nella speranza di avere una mano a risolvere il problema o di potere almeno comunicare ai commercianti qualcosa di certo. Ho ricevuto in risposta che quel video sarebbe stato fra le cose urgenti da fare. Tre giorni dopo come per incanto sono arrivati al cantiere uno stuolo di tecnici del comune e dell'Acea. Hanno esaminato la situazione, comunicato a commercianti e abitanti della zona che i lavori sarebbero ripresi, e che sarebbero terminati al massimo entro fine dicembre-inizio gennaio 2017. Infatti gli scavi man mano si sono allargati. La settimana successiva la buca è raddoppiata. Quella dopo si è allargata ancora. Poi all'improvviso sono nuovamente spariti tutti. Alla terza settimana è tornato un gruppo di tecnici spiegando che durante gli scavi si sono trovati dei cavi senza padre né madre. Non sono telefonici, non sono elettrici, non appartengono a nessuna delle aziende che dovrebbero averli tirati lì sotto. Finchè non si trova di chi siano, non si possono togliere e riprendere i lavori.  Insisto su questa piccola storia perché nei grotteschi suoi particolari sembra lo specchio di cosa è Roma  e probabilmente di cosa è gran parte dell'Italia oggi: un groviglio di cavi e burocrazia senza padre né madre. Una matassa di abusi incrostatisi nel tempo. Un muro davanti a cui si infrange anche la rara buona volontà che si trova. Siccome ho la testa dura, ci riprovo. Ringrazio il sindaco Raggi di avere prestato attenzione a questa piccola storia un mese fa. Può di nuovo darmi una mano a non farla diventare una storia senza fine? di Franco Bechis

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