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Branco di Rimini, nessun pentimento dagli africani. I ragazzini: "Eravamo i cagnolini di Butungu"

"Nessun segno di pentimento" per quei "turpi, brutali e ripetuti atti di violenza". I quattro arrestati per lo stupro di gruppo di venerdì 25 agosto in spiaggia a Miramare di Rimini ai danni di una turista polacca confermano gli aspetti più sconvolgenti già emersi durante le indagini. Il "capobanda" era Guerlin Butungu, congolese di 20 anni e ultimo del branco a finire in manette, stava cercando la fuga in treno verso Milano e ai militari che lo hanno fermato ha replicato secco: "Io non c'entro niente", prima di ammettere con distacco le sue colpe. Gli altri, i due marocchini e il nigeriano tutti minorenni, hanno scaricato le responsabilità: "Era lui a comandare, organizzava i colpi, noi eravamo come i suoi cani", hanno detto i due fratelli marocchini di 15 e 17 anni. "Avevamo bevuto diverse birre - hanno confessato alla pm per i minorenni di Bologna -, io tenevo la donna ma era lui a fare il resto". Versione che non convince perché contraddice quella fornita dalla polacca e dalla trans peruviana, che hanno parlato entrambe di violenza di gruppo ripetuta.

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