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Conflitto lavoratori statali e autonomi: ai primi stipendi su, partite Iva alla fame

A chi tutto e a chi niente. Il Coronavirus si sa è un moltiplicatore delle diseguaglianze. E così molte categorie che stavano bene prima della pandemia stanno meglio oggi, mentre chi già faceva fatica nell’epoca pre-Covid ora è ridotto alla fame. L’ultimo esempio chiama in causa due tipologie di lavoratori che potremmo definire antropologicamente agli antipodi: gli statali e le partite Iva. Per i primi, che durante l’emergenza sanitaria non hanno perso un euro rispetto al loro reddito, è pronto un nuovo contratto che prevede in media aumenti di 107 euro, con il caso limite dei dirigenti della presidenza del Consiglio che grazie agli arretrati (il contratto era scaduto da anni) possono arrivare prendere fino a 10 mila euro in più. Per i secondi, che sono stati martoriati dal Coronavirus, ci sono le briciole. Nel decreto ristori si arriva a coprire appena il 5% dei costi fissi delle attività costrette a chiudere per periodi prolungati. Poco più di un’elemosina di Stato.

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