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Bambini, ecco quando si possono usare gli psicofarmaci

Due bambini e adolescenti ogni mille ricevono uno psicofarmaco. In totale sono circa 25mila i piccoli pazienti a cui in Italia è prescritto questo tipo di trattamento. Molto meno rispetto altri paesi anche europei dove questa stima è dieci volte maggiore. Questo però non garantisce che il loro utilizzo sia corretto. Secondo gli esperti dell’Istituto Mario Negri di Milano – che di recente hanno condotto una ricerca sull’uso degli psicofarmaci in età pediatrica – questi medicinali vengono spesso usati poco e male. L’attitudine italiana meno propensa a prescrivere psicofarmaci ai bambini e agli adolescenti ricorrendo preferenzialmente ai soli interventi psicologici”, come spiegano gli esperti. “Con il rischio però, di negare terapie farmacologiche efficaci e appropriate quando necessarie e all’estremo opposto di prescrivere psicofarmaci in modo non razionale”.

Quando è il caso di optare per l’uso di farmaci? In assenza di miglioramento è utile associare alla psicoterapia un trattamento farmacologico. Negli adulti è stato dimostrato che l’efficacia di alcuni farmaci ripristina dal punto di vista anatomico la morfologia di aree cerebrali danneggiate, come per esempio in pazienti affetti da stress post-traumatico e depressione. Si normalizzano inoltre i livelli umorali di BDNF (brain-derivated neurotrophic factor) che contribuisce alla crescita e alla differenziazione di nuovi neuroni e sinapsi nel cervello. Tutto questo succede anche nel cervello di un bambino.

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