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Lutto digitale, Neïl Beloufa dimostra i paradossi della realtà contemporanea

Nicoletta Orlandi Posti in questa nuova puntata di ART’è visita al Pirelli HangarBicocca di Milano la mostra “Digital Mourning” di Neïl Beloufa, tra le voci più singolari della generazione di artisti nata negli anni Ottanta, particolarmente interessato al mondo del web e dei social media, all’estetica da videogame e ai format di reality TV, alla pubblicità e alle dinamiche di comunicazione legate alla propaganda politica. La sua ricerca artistica si focalizza sulla società contemporanea e sul modo con cui viene rappresentata e mediata dall’interazione digitale e dalle tecnologie a essa connessa. Fin dal titolo “Digital Mourning”, la mostra curata da Roberta Tenconi, allude a uno dei paradossi della realtà contemporanea: l’idea di esistenza in un mondo tecnologico e la sua contestuale scomparsa. L’associazione dei termini “digital” (digitale) e “mourning” (lutto) mette in luce la dualità tra ciò che è reale e ciò che viene simulato attraverso modelli artificiali che emulano la vita.Realizzato appositamente per lo Shed di Pirelli HangarBicocca, l’intervento di Beloufa è un sistema fluido di attivazione e ricomposizione delle opere che si attua attraverso l’accensione e lo spegnimento di immagini in movimento, suoni, colori e luci, in un intreccio di narrazioni e temi diversi che annulla possibili gerarchie o prese di posizione autoritarie.  Attraverso video, sculture e installazioni tecnologicamente complesse, Beloufa gioca con l’esperienza sensoriale dello spettatore e le convenzioni che lo condizionano. Riflettendo su questioni strettamente legate all’attualità – che spaziano dalle relazioni di potere alla sorveglianza digitale, dal data collection alle ideologie nazionalistiche, dall’identità alla lettura post-coloniale del mondo –, le sue opere sono sistemi e ambienti intricati in costante trasformazione dei quali il visitatore è parte integrante.  L’artista privilegia la costruzione di un’esperienza nel suo evolversi piuttosto che l’opera in sé, pertanto lo spettatore diventa parte del meccanismo dell’intera mostra. Provateci! È entusiasmante.

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