L'editoriale

Barbara Palombelli? Pietro Senaldi: "Peggio il pene in prima pagina del Fatto che le parole sul femminicidio"

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Pietro Senaldi, condirettore di Libero, dedica il suo video editoriale di oggi a Barbara Palombelli che a Forum ha detto, una frase infelice a proposito dei femminicidi e per questo viene linciata sui social. "È il caso del giorno" sottolinea Senaldi raccontando cosa ha detto: "Ha detto che in un'aula di tribunale nel valutare un femminicidio bisogna considerare anche l'atteggiamento della vittima che potrebbe essere esasperante o aggressivo". Commenta il direttore: "È chiaro che è una frase forte anche sbagliata perché poi la morte cancella tutto anche i comportamenti della vittima. È normale che la Palombelli sia stata lapidata". "Lei ha provato a mettere una toppa", fa notare Senaldi leggendo quanto ha replicato la giornalista: "stabilire ruoli ed emettere condanne senza conoscere i fatti si può fare nei comizi e sulle pagine dei social non in tribunale. E anche in un'aula televisiva (lei lo ha detto a Forum) si ha il dovere di guardare la realtà da tutte le angolazioni". "Nella sua giustificazione", puntualizza Senaldi, "si spiega chiaramente che la Palombelli ha dismesso i panni della giornalista e opinionista per vestire quelli dell'avvocato di parte e allora un omicidio ha le attenuanti". Senaldi, a scanso di equivici, ripete che "è una frase sbagliata: la morte è un evento drammatico che cancella qualsiasi cosa e emette una condanna assoluta e definitiva per chi la provoca, ma", aggiunge il direttore, "anche il peggiore dei criminali ha diritto a una difesa e a una valutazione delle sue attenuanti". "Per quanto possa essere infelice l'uscita di Barbara Palombelli", incalza Senaldi, "è senz'altro meno infelice della vignetta che compare sulla prima pagina del Fatto Quotidiano: un membro maschile con la didascalia 'L'origine della fine del mondo'". Tuona Senaldi: "Questo è un modo di trattare il problema e il dramma dei femminicidi piuttosto generalizzante e che non porta a nessuna soluzione e neanche a una diminuzione. Porta solo", conclude il direttore, "a una esasperazione del conflitto uomini-donne quando mai ci fosse".