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Blocco licenziamenti: i sindacati piangevano, intanto le imprese hanno creato un milione di posti di lavoro

Vi ricordate la scorsa primavera? Al centro del dibattito c'era il blocco dei licenziamenti disposto dal governo per proteggere i lavoratori dalla crisi economica provocata dalla pandemia e dalle misure anticovid. Misura sacrosanta nella fase più acuta dell'emergenza sanitaria, ma sempre meno giustificata dopo. In vista dell'inevitabile ritorno alla normalità e dell'eliminazione graduale della rete di salvataggio i sindacati, con la Cgil di Maurizio Landini in prima fila, hanno iniziato a profetizzare sciagure, paventando l'arrivo di licenziamenti di massa non appena il blocco delle uscite sarebbe stato tolto. Ebbene, mentre le sigle nelle piazze e in televisione lanciavano allarmi le imprese piuttosto che pensare a come liberarsi dei lavoratori hanno iniziato ad assumerne altri. Secondi i dati forniti dall'Inps nei primi sei mesi dell'anno c'è stato un balzo dei nuovi contratti del 23% rispetto all'anno prima. Che in termini assoluti significa un reclutamento di 3,3 milioni di persone. Sottraendo a questa cifra le cessazioni, che, malgrado il blocco, sono ammontate a circa 4 milioni, si ha un saldo positivo di quasi un milione di posti di lavoro. Per la precisione 925mila. Per chi dovesse obiettare che i dati si fermano a giugno, prima della scadenza prevista dal governo per restituire alle imprese la libertà di organizzare la propria forza lavoro in base alle esigenze produttive, basta dare un'occhiata alle rilevazioni diffuse sempre nei giorni scorsi dall'Istat. A luglio, senza più obblighi per le aziende, il calo dell'occupazione è risultato essere, state bene attenti, dello 0,1%. Mentre secondo Manpower l'indice di previsione dell'occupazione sul quarto trimestre dell'anno è a +28% si tratta del valore più alto dall'inizio del 2003, quando è partito il monitoraggio.

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