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Così Monet studiava la luce e creava i suoi capolavori. A Palazzo Reale le opere che non vendette mai

Per entrare nella mostra "Monet" a Palazzo Reale di Milano si passa attraverso un portale magico che connette con l'arte del Maestro Impressionista. Sono esposte 53 opere che ripercorrono l’intera sua parabola artistica fino a Le rose (1925-26), la sua ultima opera. Una tela straordinaria: le pennellate sono più evidenti, il colore si mescola alla forma e sembra nascere da un qualcosa che non si può decifrare. Il risultato è inedito, modernissimo perché immortala quel momento sottile in cui l'arte figurativa diventa astratta. Del resto per Monet non era mai stato interessante rendere i particolari del soggetto: a lui interessava immortalare sulla tela l'impressione. Come spiega la curatrice  della mostra Marianne Mathieu a Nicoletta Orlandi Posti in queste nuova puntata di ART'è. Ma l'esposizione è interessante anche perché Monet considerava queste opere fondamentali, private, tanto da custodirle gelosamente nella sua abitazione di Giverny: opere che lui stesso non volle mai vendere e che ci raccontanto le grandi emozioni legate al suo genio artistico. Questi capolavori arrivano a Milano dal Musée Marmottan Monet di Parigi che possiede il nucleo più grande al mondo di opere di Monet, frutto di una generosa donazione di Michel, suo figlio, avvenuta nel 1966. Si tratta di lavori che Monet temeva non venissero capiti e che non espose mai durante la vita  e che adesso possono essere godute da tutti. Prodotta da Palazzo Reale e dal Comune di Milano in collaborazione con il Musée Marmottan Monet di Parigi, l'esposizione merita di essere visitata. Catalogo Skira.

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