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Pensioni, addio Quota 100, si torna alla Fornero. Anziani al lavoro, giovani col reddito M5s

Dal primo gennaio 2022 chi ha 62 anni di età e 38 di contributi non potrà più andare in pensione. Alla fine del 2021 scade infatti la fase sperimentale triennale di Quota 100, la riforma voluta dalla Lega per consentire l'uscita anticipata dal lavoro. Questo significa che torneranno in vigore le vecchie norme della legge Fornero che, per la pensione di vecchiaia richiede 67 anni di età e almeno 20 di contributi e per quella anticipata 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne, 42 anni e 10 mesi per gli uomini. Il dibattito sulle possibili soluzioni alternative è aperto. Quasi tutti concordano sulla necessità di ammorbidire lo scalone di cinque anni che si verrebbe a creare in assenza di interventi. Ma se Matteo Salvini continua a spingere per una proroga della misura così come, nel resto della maggioranza sembrano tutti più favorevoli a dei ritocchi meno costosi. Già, perché se è vero che Quota 100 finora è costata solo 11 miliardi, molto meno dei quasi 20 stanziati nel triennio, secondo gli esperti di previdenza tenere in piedi quella misura significa mettere a rischio l'equilibrio del sistema. Insomma, come fa spesso notare anche il ministro dell'Economia, Daniele Franco, nelle riunioni di governo, è una questione di soldi. Ed ecco allora il paradosso: da una parte, attraverso il reddito di cittadinanza, paghiamo fior di quattrini a chi decide di non lavorare e preferisce mantenersi con i sussidi di Stato, dall'altra per risparmiare qualcosa impediamo a chi ha lavorato per una vita di lasciare l'attività con qualche anno di anticipo rispetto alle scadenze fissate. Insomma, i giovani possono restare tranquillamente sul divano, gli anziani invece devono restare al lavoro finché non muoiono.

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