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Sblocco licenziamenti, ecco i dati che smascherano la bufala dei sindacati

Ricordate l'allarme sull'ondata dei licenziamenti che sarebbe seguita allo sblocco disposto dal governo durante la pandemia? Proteste di piazza, sindacati in rivolta, urla e strepiti contro la decisione di Mario Draghi di non prorogare ulteriormente, se non per le piccolissime aziende e alcuni settori particolarmente in sofferenza, lo stop delle uscite. Ebbene, ora ci sono i dati. Non quelli generali sull'occupazione raccolti dall'Istat sulla base di metodi statistici, ma quelli precisi e puntuali registrati dal ministero del Lavoro ed elaborati con l'aiuto di Bankitalia che riguardano le comunicazioni obbligatorie fatte dai datori di lavoro. Insomma, si tratta di numeri reali. Questo è il risultato: nonostante la rimozione, dal primo luglio 2021, della sospensione delle procedure di licenziamento per circa quattro milioni di lavoratori a tempo indeterminato dei comparti edile e industriale, si legge nel documento, il numero delle cessazioni è rimasto modesto. Ora state bene attenti, si stima che in luglio l'eliminazione del vincolo abbia sbloccato circa 10mila licenziamenti, riportandone il numero sui livelli medi del 2019. Insomma, nessun uragano. Lo sblocco ha solo riportato la situazione alla normalità. Ma non è finita perché già ad agosto le uscite sono tornate su valori estremamente contenuti. Quello che è successo si può vedere bene da questi grafici, che dimostrano come l'asticella sia tornata esattamente ai livelli pandemici. A determinare questo stato di cose, spiegano gli esperti del ministero e di Bankitalia, sono stati sia la ripresa ciclica sia il perdurare di condizioni favorevoli all'accesso ai regimi di integrazione salariale. Insomma, come abbiamo già detto più volte: i posti di lavoro non si difendono per decreto, ma facendo ripartire l'economia. 

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