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Tania Bruguera a ART'è: "Le donne stanno già cambiando il mondo, ma gli uomini non se ne accorgono”

“Le donne stanno già cambiando il mondo. Questo è il nostro secolo: stiamo cambiando il mondo.  Poi se gli uomini non se ne accorgono è un’altra storia”. A parlare è Tania Bruguera intervistata da Nicoletta Orlandi Posti per la sua rubrica ART’è. Tania Bruguera è tra le artiste più influenti sulla scena globale: le sue performance e installazioni esaminano le strutture del potere politico e il loro effetto sulle persone più vulnerabili della società. Al Pac di Milano, diretto da Diego Sileo, inaugura la mostra a lei dedicata “La verità, anche a scapito del mondo”. Un titolo che è citazione di Hannah Arendt, che in un'intervista alla televisione della Repubblica Federale Tedesca, nel 1964, alla domanda se ritenesse suo dovere pubblicare tutto quello di cui veniva a conoscenza, rispose con la citazione latina "fiat veritas et pereat mundus".
Artista e attivista cubana, Tania Bruguera ha sfidato i poteri forti con le sue azioni che vengono illustrate nella time line di 30 metri che ripercorre la sua carriera. Tra le opere Plusvalía del 2010, che replica fedelmente l'insegna "Arbeit Macht Frei" rubata l'anno prima dal cancello d'ingresso del campo di concentramento di Auschwitz.: c'è un uomo che con una smerigliatrice sembra voglia distruggere quella scritta. In un’altra stanza il visitatore viene accecato prima di sentire lo scarrellamento di un’arma che sta per sparare. In un’altra ancora viene indotto a lacrimare suscitando una "empatia forzata" di fronte al dramma delle migrazioni. Un timbro viene posto sul braccio del visitatore con aggiornato il numero dei migranti morti in mare quest'anno. In una buia galleria dal pavimento sconnesso ci sono uomini che dicono a voce alta i nomi dei compagni detenuti nelle prigioni cubane. All’ingresso del Pac c'è un cancello di metallo, una bandiera dell’Europa nella quale le stelle sono unite dal filo spinato e una performer che, su una sedia a dondolo, legge Le origini del totalitarismo di Hannah Arendt. E poi c’è la bandiera cubana tessuta con i capelli della gente di Cuba: il blu è stato sostituito con il nero del lutto. Da visitare assolutamente: la mostra è potente, perché è una lente d’ingrandimento sugli orrori del nostro tempo lasciando che siano anche i visitatori ad ampliare i margini di cambiamento.

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