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Luigi Di Maio, da Beppe Grillo a Mario Draghi sempre in sella: i segreti dell'ex bibitaro

I detrattori lo chiamavano bibitaro per quella esperienza giovanile da stewart allo stadio San Paolo di Napoli. Ora Luigi Di Maio, ministro degli Esteri del governo Draghi e fresco leader del gruppo draghianissimo Insieme per il futuro, è lì, seduto alla destra del presidente del Consiglio, impettito e serissimo nel suo ruolo di principale sostenitore di Super Mario alla guida del governo. "Il discorso del presidente Draghi è stato ineccepibile, concreto, lungimirante. Adesso non ci sono più scuse: chi non vota la fiducia al governo, volta le spalle agli italiani", ha detto ieri bombardando ancora i suoi ex compagni di partito". Perché Gigino era un figlioccio di Grillo, grande amico di Di Battista e capo politico del Movimento Cinquestelle che voleva abolire la povertà con il reddito di cittadinanza. C'era anche lui sul balcone di Palazzo Chigi e in piazza per il vaffa ai partiti. Sempre in giacca e cravatta, certo, ma era il primo dei grillini. Poi ha capito che la politica dei no non porta da nessuna parte e nella scelta tra l'accoppiata Conte-Casalino e la competenza di Draghi non ha avuto dubbi. L'elevato per lui è Mario, non più il comico Grillo.

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