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M5s sconfitto al Senato, bocciata la mozione No-Tav. Caos al governo: due bombe, cosa può accadere

Tutto come previsto. In un clima da guerriglia, il M5s ne esce ancora sconfitto, triturato, fatto a pezzi. Si parla delle mozioni sulla Tav presentate al Senato. Quella dei grillini, che votavano contro il loro stesso governo in un ennesimo capolavoro al contrario, è stata bocciata con 181 no: loro, fedeli alla loro vocazione medievale, volevano cancellare la grande opera. Approvati invece i documenti favorevoli alla Torino-Lione presentati dagli altri partiti (distinte mozioni sono state presentate da Pd, Forza Italia, +Europa e Fratelli d'Italia; un'altra contraria da Leu). I grillini, con una delirante presa di posizione, gridavano all'inciucio tra Lega e Pd, che hanno votato insieme. Peccato che Luigi Di Maio e compagni, di fatto, scordino come i due partiti siano favorevoli alla Tav. Leggi anche: "Peggio della Boschi": Salvini replica agli insulti di Toninelli Ma il punto politico è un altro, e riguarda ciò che accadrà adesso in maggioranza. Pesantissime, infatti, le parole del capogruppo leghista, Massimiliano Romeo, prima del voto: "Diremo sì a tutte le mozioni pro Tav, anche quella del Pd. La mozione M5s impegna il parlamento e non il governo, ma la questione politica resta. Se fate parte del governo dovete essere a favore della Tav. Se votate no ci saranno conseguenze". E quando in questo contesto si parla di conseguenze, inevitabile pensare a una crisi di governo, evocata anche da Matteo Salvini nelle ultime ore ("prima di settembre si saprà"). Difficile che lo showdown avvenga immediatamente, ma soprattutto dopo questo scontro sulla Tav la strada pare segnata. Nel video (Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev) Salvini e Di Maio in aula al Senato per il voto Il governo si spacca, insomma. Anzi, si spacca ulteriormente. Si frantuma. E vi è un altro episodio che dimostra come questa divisione sia quasi profondissima, plastica. Ci si riferisce a quando Massimo Garavaglia - viceministro leghista dell'Economia - e Vincenzo Sant'Angelo, sottosegretario ai rapporti con il Parlamento, hanno espresso posizioni diametralmente opposte. Il primo è intervenuto a sorpresa per chiedere "di votare a favore della Tav, non per chi vuole bloccare l'opera". Sant'Angelo ha annunciato che l'esecutivo "si rimette al parere" del Parlamento. "Ormai ci sono due governi?", chiedevano i giornalisti a Garavaglia. E lui allargava le braccia: "Siamo il governo del cambiamento". Dunque il capitolo-Danilo Toninelli, il ministro delle Infrastrutture che ne esce non sconfitto, ma disintegrato. "Ho votato no, vado avanti sereno", ha commentato a caldo dopo il voto. Ma sa benissimo che le sue ore al ministero potrebbero essere contate. Salvini da tempo chiede la sua testa, e ora di fatto il grillino è stato sfiduciato anche dall'aula. In mattinata, Toninelli aveva insultato Salvini definendolo "nano sulle spalle dei giganti che lavorano", parole a cui il ministro dell'Interno aveva replicato interrogandosi: "Come si fa ad andare avanti così?". Già, così non si va avanti. Appare dunque molto probabile, insomma, che in seguito al voto sulle mozioni Tav, nelle prossime ore, o giorni, la testa dell'improbabile Toninelli possa capitolare.

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