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Luigi Di Maio, voltafaccia e bombardamento su Conte: il governo salta sulla manovra

È bastato un giorno a Gigino per pentirsi. Il tempo di fare due conti e capire che, se non serviranno a riempire le casse dello Stato, lotta al contante, stretta su pos e partite Iva di sicuro svuoteranno le urne grilline. Già il giorno dopo il varo della Finanziaria, Di Maio aveva alzato le barricate dagli Usa chiedendo una nuova riunione di governo. E ieri al termine del vertice con i ministri M5s (convocato per placare la polveriera a 5 Stelle con i gruppi parlamentari al limite dell' esplosione), è iniziato il bombardamento sistematico alla legge di bilancio, rimandando l' assalto all' arma bianca al dibattito parlamentare: «Il Movimento ha fiducia in questo governo e massima fiducia nel presidente Giuseppe Conte», si leggeva in un post sul Blog delle Stelle. «Lo ringraziamo per avere difeso quota 100, ma siamo in una Repubblica parlamentare, dove è il Parlamento a decidere». Leggi anche: Un emendamento per far saltare Conte. Renzi porta la guerra in aula su Quota 100 Quindi, la partita della manovra è ancora aperta e «consegnate le opportune rassicurazioni all' Europa, adesso riteniamo opportuna la convocazione di un vertice di maggioranza per lavorare alle intese che ancora non ci sono». I grillini concentrano il fuoco, innanzitutto, sul tetto all' uso del contante, portato da 3.000 a 2.000 euro e destinato a scendere a 1.000 euro nel 2022. Una decisione esplosiva nel Sud Italia dove il M5S miete più consensi e dove, non solo l' uso del contante è molto diffuso (con, va detto, ampio ricorso al nero), ma molti esercizi non hanno nemmeno il pos per far pagare i clienti con carte e bancomat. L' idea di introdurre una multa per gli esercenti che rifiutano di accettare i pagamenti elettronici (una sanzione da 30 euro maggiorata del 4% della transazione rifiutata) è considerata inaccettabile nel Movimento, tanto più che non è stata ancora nemmeno avviata la norma che dovrebbe prevedere a riduzione delle commissioni sui pagamenti elettronici. Non funziona - Non a caso, i Cinquestelle hanno ribadito da subito che «non ci sono stime che consentano di valutare l' efficacia della riduzione dell' utilizzo del contante», ma su questo Conte punta forte tanto che il premier avrebbe voluto portare subito il tetto dell' uso del contante a mille euro. Sul piatto c' è poi un altro tema da sempre caro ai Cinquestelle, le partite Iva, uscite malconce dal Cdm dell' altra notte, con la cancellazione della flat tax per i redditi da 65 a 100mila euro, l' introduzione della fatturazione elettronica per i ricavi superiori a 30mila euro e limitazioni all' acquisto di beni strumentali per cifre superiori a 20mila euro. Tra l' altro, come ricordato ieri sul Blog delle Stelle, il regime forfettario è stato introdotto lo scorso anno dal Conte1 «perché aiuta i giovani professionisti» e «non ci stiamo ad alimentare una guerra tra poveri colpendo due milioni di giovani professionisti per finanziare altri provvedimenti». Che, per di più, non vanno a favore dell' elettorato grillino. Giuseppi avvertito - Ieri il messaggio pentastellato indirizzato a Conte e Pd è stato forte e chiaro: «Senza il voto» del Movimento 5 Stelle «non si va da nessuna parte», e la lotta all' evasione non si fa contro «commercianti, artigiani, parrucchieri, elettricisti», bensì andando «a rompere le scatole ai colossi finanziari, alle multinazionali, ai grandi evasori che nascondono centinaia di migliaia di euro ogni anno nei paradisi fiscali». Un ritorno, quindi, ai vecchi temi anti-globalizzazione e sovranisti che si contrappongono alle politiche più attente alle esigenze della finanza sostenute da sempre dal Pd. E se mancassero i fondi per evitare la pioggia di balzelli? I grillini ne approfittano per riportare al centro della disputa un altro loro cavallo di battaglia: le concessioni. «Se dovessero mancare delle risorse siamo pronti a proporre nuove coperture, come ad esempio un maggior gettito dai concessionari autostradali che ogni anno ci alzano le tariffe dei caselli, magari senza nemmeno fare la manutenzione adeguata». La retromarcia grillina è inserita. Solo che ora populisti e globalisti siedono nello stesso esecutivo: forse con Salvini certe battaglie venivano meglio. di Maurizio Zottarelli Video: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev

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