C'era una volta la maggioranza

Mes, Andrea Marcucci e la data della caduta del governo: "Di Maio ne deve trarre le conseguenze"

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Giulio Bucchi

L'11 dicembre può cadere il governo. Andrea Marcucci, senatore (ex) renziano rimasto nel Pd, intervistato dalla Stampa non si nasconde dietro un dito: la resa dei conti sul Mes è vicina, e dipenderà tutto da Luigi Di Maio. "Inutile ignorare i rischi, io però scommetto sul buon senso", spiega. Già, quel buonsenso che nel governo sembra essere però merce sempre più rara. Il Movimento 5 Stelle e i dem sul Fondo Salva-Stati sono lontanissimi e di fatto l'esecutivo non esiste più, sfaldato sotto il peso di strumentalizzazioni, logiche elettorali e contraddizioni. Siamo al colmo: il Pd, che fino a pochi mesi fa era contrario al Mes e, poi, a Giuseppe Conte premier, oggi è l'unica forza che difende con forza entrambi.   Leggi anche: "Voteremo no, mani libere". Pd contro M5s, la dichiarazione di crisi quasi ufficiale "La vicenda Mes - sottolinea Marcucci - è nata con il precedente governo, Di Maio, come Salvini, erano puntualmente informati di tutto. Come mai solo ora queste polemiche? Del leader della Lega, mi è chiaro il disegno. Punta a minare alle fondamenta la credibilità internazionale dell'Italia, ad appiccare di nuovo il fuoco dello spread. Dice No Mes ma in realtà vorrebbe dire No Euro", è la posizione decisamente provocatoria del senatore Pd. "Sono convinto invece che Di Maio, avute le necessarie spiegazioni dal premier sull'iter del provvedimento, si ravveda". E se non lo farà? "Allora sarebbe chiamato a trarne le conseguenze sulla vita del governo". La frattura nella maggioranza è tutta politica e riguarda anche temi di politica interna: "Il M5s non è alla guida di un monocolore, questo è un governo di coalizione, dove le posizioni di tutta la maggioranza devono essere tenute in considerazione. Non mi piace l'atteggiamento che Di Maio e Bonafede hanno sulla prescrizione. Il tema della durata del processo non può essere deriso o ignorato. Il Pd non può giocare solo da mediano, ci sono le condizioni perché riesca ad esercitare una leadership nella maggioranza, quindi non solo a subire l'agenda, ma talvolta anche a dettarla". Sì, ma con i voti (decisivi) degli altri, cioè dei grillini. Una missione quasi impossibile. Nel video di Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev: Conte in Senato, spalti mezzi vuoti nella maggioranza