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Conte, Natale mortale a Palazzo Chigi. Retroscena: mossa "astuta e vigliacchetta" per far fuori il M5s

Triste Natale a Palazzo Chigi. Non che agli italiani vada molto meglio. Ma almeno hanno una lieve speranza: che sia l' ultimo con Giuseppe Conte a comandare una specie di Armata Brancaleone, dove però non c' è neanche Brancaleone. Almeno Vittorio Gassman che capeggiava la brigata, favoloso protagonista del capolavoro di Mario Monicelli, era squinternato ma idealista, confusionario ma picaresco, e i suoi compagni di avventura erano bricconi con una certa carica umana. Conte non capeggia niente e nessuno, non controlla altro che una rabberciata volontà di resistere al potere da parte di sé stesso e dei suoi sodali, che lo imbrodano di complimenti come un cappone lesso. Qui forniamo un racconto di Natale che non ha nulla a che fare con quelli di Charles Dickens. Non c' è epica, neppure poesia. Al massimo ipocrisia e adulazione. La semplicità incantevole del presepe è lontana, magari nella grotta dove ieri si sono radunati i ministri in Consiglio ci fossero stati almeno l' asino e il bue. Niente: vicino al premier bella chioma, c' erano Gigino Di Maio, che restituirebbe volentieri tutte le mance prese vendendo bibite allo stadio, per essere scambiato per uno zampognaro di passaggio, e Dario Franceschini che esiste, c' è sempre, è sereno, è convinto di essere immortale come un angelo di Raffaello.  Leggi anche: "Non tornerà a fare l'avvocato". Cosa sa Vespa sul futuro di Conte Scena patetica. Si sono accordati sulle intercettazioni. Hanno cambiato il dettato di legge, naturalmente peggiorandolo. Ma quello è un' oliva che non fa certo cenone di Natale. La decisione di Bonafede, d' accordo con Conte, con cui ha condiviso l' ufficio del loro mentore avvocato Alpa, è invece di lasciare intatta la riforma della prescrizione, cioè la sua abrogazione, con la garanzia certa di consegnare ai magistrati il potere, qualora non garbi a pm o giudici l' andamento dei processi, di tenere appesi in eterno gli imputati alla loro presunzione di innocenza trasformata in tortura. D'accordo per forza - La maggioranza si piega, Italia Viva storce la bocca, Renzi non è in condizione di rovesciare il tavolo del governo, dopo che sul tavolo di casa i pm di Firenze gli hanno piazzato come aperitivo prenatalizio le 5.000 pagine di aperitivo natalizio, a proposito di un prestito restituito. Che gli capiterebbe se osasse contraddire i desideri della categoria ermellinata? E così Renzi prova a dare il suo contributo e porta come un Re Magio il suo dono avvelenato a Conte: «Sulla giustizia in maggioranza ci sono visioni opposte: la prescrizione, la presunzione d' innocenza, la confisca e altro. O si trova un accordo equilibrato o ciascuno in Parlamento vota come vuole. La responsabilità spetta innanzitutto al ministro». Avere un' idea così radicalmente diversa della giustizia, che è il cardine della vita di una società, imporrebbe automaticamente a un premier di correre al Quirinale annunciando la fuga in Egitto con i suoi cari: escluso. Lui stesso ha rimandato tutto al Parlamento, sperando in un soccorso dei desperados della cadrega di deputato e senatore, i quali voterebbero tutto, anche la messa in stato di accusa di san Giuseppe pur di non sloggiare dai pascoli parlamentari carichi di frutti ubertosi. Così, mentre era a Bruxelles, ha rivolto un appello, non agli italiani ma agli onorevoli. Non ai segretari di partito della sua maggioranza, ma all' intero gregge perché accorra belando festoso a sostenere questo rovinoso Brancaleone piccino picciò. Scrive l' agenzia Adn-kronos che all' ultimo Consiglio europeo ha difeso la sua greppia invece di mostrare i denti per tutelare l' Italia con la Merkel e Macron: «(Conte) si rivolge ai parlamentari, anche a quelli che si sentono "più trascurati", invitandoli a "lavorare" con il governo "fino al 2023". E fa un appello a deputati e senatori: "Attenzione", dice, perché "abbiamo davanti a noi un arco di tempo importante", con "importanti riforme" da fare per il Paese». Quali? Quelle che Conte non saprebbe raccontare perché su di esse ci sono visioni divergenti, non solo tra i partiti giallo-rossi, ma dentro ciascuna formazione. Diventa impossibile persino raccontare cosa accade. Basti vedere i titoli di prima pagina esattamente opposti di Repubblica e Corriere della Sera, tutti dotati di aguzze antenne nei palazzi. Scrive il foglio di Carlo Verdelli, tutto contento: «PATTO PER IL 2020 (tutto maiuscolo, accidenti se ci credono) Di Maio blinda il governo». Ah si? Risponde il giornale di Fontana che sono pii desideri di Gedi (che non è la sorella di Heidi, ma il nuovo editore del quotidiano fondato da Scalfari). Pura logica: Di Maio prima di blindare il posteriore di Conte, dovrebbe incollare i cocci grillini: «Caos nei 5 Stelle. Fughe e accuse». Impresa titanica. Il dettaglio fornito dai nostri cronisti ci dice che sono 13 i grillini pronti a blindarsi il seggio da un' altra parte, per ragioni notevolissime di denaro che non amerebbero versare nelle voraci fauci della Casaleggio & Associati. Nicola e San Giuseppe - Intanto astuta ma un po' vigliacchetta verso l' alleato M5S appare la mossa levantina di Nicola Zingaretti per accaparrarsi adesso, ma soprattutto in vista delle festività a venire la statuina di san (?) Giuseppe Conte, onde predisporre un presepe di sicura caratura progressista. L' ha nominato in pratica come suo sostituto d' imposta per nascondere meglio la sua inutilità ai propri elettori molto presunti. E così ha coperto di elogi, persino per la sua coerenza nel trasformismo, il premier. Un esercizio di contorsionismo da circo. La lingua del segretario fantasmatico del Pd è affondata nel miele e poi si è spalmata, dopo adeguiate moine, sulle preziose terga di Conte: «Autorevole, colto e anche veloce e sagace tatticamente». Gli andava bene anche prima, quando impediva con Salvini lo sbarco della Diciotti. Dice infatti: «Avevo già percepito il suo essere parte del pensiero democratico, naturalmente con una sua originalità e autonomia». Conte è il trascinatore di sardine e durerà, se cade il governo (non sia mai) però sarà lui ancora a gareggiare con le bandiere più rosse e meno gialle. Infatti «è oggettivamente un punto di riferimento fortissimo di tutte le forze progressiste». Oggettivamente, fortissimo... Ma va' là. Questo scenario di Natale a Palazzo Chigi è mortale, ci rendiamo conto. E non è per nulla immaginifico, ma è realistico, e persino addolcito perché in questo periodo siamo tutti più buoni. Per cui non illudiamoci, il nostro amato e saggio presidente della Repubblica, già di suo propenso al pacifismo istituzionale, manderà a Conte e ai suoi ministri tanti gentili auguri. Magari li convocasse al Quirinale, trascinando fuori dalla loro grotta poco evangelica, i protagonisti di questa truffa agli italiani. È solo Natale, non è la fine del mondo. di Renato Farina  Nel video di Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev, Di Maio e Zingaretti "scherzano" al Quirinale

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