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"Martellate, seghe, dolore": Paolo Borsio, il messaggio dall'ospedale. La frase-choc: "Oggi..." / Guarda

"Oggi ho espiato alcune mie colpe". Così Paolo Brosio in un post su Facebook nel quale spiega ai suoi fan le condizioni di salute al termine dell'operazione alla gamba destra di ieri. "Cari amici, - continua - oggi per me è stata una prova difficile nel giorno dell'anniversario della Madonna di Fatima, che mi ha sostenuto insieme a Padre Pio. Sono molto stanco e un po' provato dall'intervento chirurgico, dove mi hanno sostituito l'acetabolo, la testa del femore e l'ultima parte del femore prima della testa. E' stato fatto un impianto di titanio e ceramica, ma date le condizioni estremamente critiche dell'acetabolo e della testa del femore, l'intervento che oggi, grazie ai progressi della scienza medica, si fa in maniera ordinaria e senza grandi difficoltà, stavolta è durato un po' di più a causa delle condizioni precarie delle mie ossa per il tanto sport che ho praticato sin da ragazzo, specialmente per il calcio e il tennis da me molto amati insieme alla bicicletta da corsa e alla maratona. Una piccola riflessione: lo sport è bello ma quando è agonistico, poi si finisce per pagare pegno! Così stamani ho espiato un po' dei peccati e colpe della mia vita!". Sotto i ferri - "Ho sentito tutto: martellate, seghe elettriche che partivano a cento allora, odore di ossa bruciate, sangue che veniva riciclato con un macchina speciale. Per usare una metafora delle trasmissioni che ho fatto a Linea Verde con lo chef Vissani, mi sono sentito e mi sento tuttora come uno di quei polli e di quei conigli che vengono disossati e poi legati con lo spago ed infilati con la salvia e le bacche, pronti per la grigliata finale. Ora spero che dopo essere stato disossato, la grigliata finale sia rimandata fra qualche decennio!". Le preghiere - "Potete immaginare quanto ho pregato a fior di labbra, tutte le Ave Maria me le sono sparate una dietro l'altra e quando sentivo dei colpi o rumori della sega elettrica pregavo anche il Padre Nostro…! Eh sì, è proprio vero che quando siamo nel pericolo, nel dolore, nella difficoltà, allora si prega con il cuore più aperto e con tanta intensità. E tutto questo ci fa capire che le tribolazioni della vita sono non una sciagura ma una benedizione del Cielo, perché così diventiamo più buoni, più miti più umili e le nostre preghiere arrivano direttamente al Cuore Immacolato di Maria e al Sacro Cuore di Gesù".

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