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Coronavirus, il dramma di un gruppo di italiani bloccati in Kenya

Mombasa, 28 apr. (askanews) - "Siamo un gruppo di italiani bloccati in Kenya ormai da più di un mese, siamo oltre 500, ci troviamo in una struttura che è stata chiusa dal 19 di marzo; non c'è personale e non c'è nessuno e ci troviamo con carenza di elettricità e di acqua".

Diana Santoro e il marito, Fabiano Gaeta di Capri (Na) sono i portavoce del dramma nel dramma che sta vivendo un gruppo di turisti italiani arrivato in Kenya a fine febbraio 2020, prima che scoppiasse la pandemia di Covid-19 e rimasto bloccato dopo che le compagnie aeree hanno cancellato i voli di rientro e le strutture alberghiere in cui si trovano hanno chiuso per l'emergenza coronavirus. Ora con i loro 2 bimbi si trovano in una sorta di limbo a Watamu, vicino Mombasa in pieno lockdown e con il coprifuoco; continuano a pagare per restare nelle case private dell'hotel ma sono senza servizi, con pochi soldi e medicinali e si sentono abbandonati.

"Abbiamo tentato di prendere l'unico volo organizzato dall'ambasciata italiana il 31 marzo al costo di 1400 euro a testa con atterraggio a Malpensa - ha spiegato Diana - ha portato a casa circa 170 persone e tutti gli altri? Abbiamo comunque tentato in tutti i modi di acquistare i biglietti per i posti che inizialmente ci dava disponibili, ma al momento del pagamento la carta veniva respinta perché i posti erano terminati".

Diana e Fabiano, assieme ad altri italiani, hanno anche provato, invano, a rientrare in Europa tramite un volo tedesco su Francoforte. A molti, inoltre, sta scadendo il visto e a Nairobi l'ufficio Immigrazione è chiuso per l'emergenza.

"Noi chiediamo aiuto per tornare a casa - ha concluso Diana - vi prego aiutateci, fateci ritornare a casa".

L'Ambasciata italiana in Kenya nei giorni scorsi aveva comunicato che a breve sarebbero stati pianificati altri voli per i quali ha invitato gli interessati a compilare un modulo online, intanto, contattate da askanews, fonti della Farnesina hanno fatto sapere che le istituzioni sono in costante contatto con i connazionali, continuano a lavorare a voli speciali per consentire il loro rientro in Italia e confidano in una positiva chiusura della vicenda.

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