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Covid, allarme Lamorgese: per mafie guadagni come nel dopoguerra

Roma, 17 lug. (askanews) - La crisi può avvantaggiare le mafie come nel Dopoguerra. È l'allarme lanciato dalla ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese, durante la presentazione al Parlamento della relazione sull'attività svolta dalla Direzione Investigativa Antimafia.

"La paralisi economica" provocata dall'emergenza Coronavirus "ha assunto dimensioni macro, e che può aprire alle mafie prospettive di espansione e arricchimento paragonabili ai ritmi di crescita che può offrire solo un contesto post-bellico", ha sottolineato Lamorgese.

"L'emergenza sanitaria connessa alla rapida diffusione del Covid -19 rappresenta un'emergenza globale e senza precedenti che impone un approfondimento", perché, "se non adeguatamente gestita nella fasi di ripresa post lockdown, può rappresentare un'ulteriore opportunità di espansione dell'economia criminale".

Secondo gli analisti della Dia si profila così un doppio scenario. "Un primo di breve periodo, in cui le organizzazioni mafiose tenderanno a consolidare sul territorio, specie nelle aree del Sud, il proprio consenso sociale, attraverso forme di assistenzialismo da capitalizzare nelle future competizioni elettorali. Un supporto che passerà anche attraverso l'elargizione di prestiti di denaro a titolari di attività commerciali di piccole-medie dimensioni, con la prospettiva di fagocitare le imprese più deboli, facendole diventare strumento per riciclare e reimpiegare capitali illeciti".

"Un secondo scenario, questa volta di medio-lungo periodo, in cui le mafie - specie la 'ndrangheta - vorranno ancor più stressare il loro ruolo di player, affidabili ed efficaci anche su scala globale. L'economia internazionale avrà bisogno di liquidità ed in questo le cosche andranno a confrontarsi con i mercati, bisognosi di consistenti iniezioni finanziarie".

Secondo la Relazione "sarà fortemente auspicabile perciò, l'adozione di una strategia di prevenzione antimafia adattativa. Una strategia che sia in grado di fronteggiare quella mafiosa, ancorata da sempre ad un suo vecchio adagio: incudine nel tempo dell'attesa e martello in quello dell'azione. Una strategia antimafia che tenga prioritariamente conto della necessità di non precludere o ritardare in alcun modo l'impiego delle ingenti risorse finanziarie che verranno stanziate. Si dovrà puntare a processi di lavoro in cui le Prefetture, epicentro degli accertamenti antimafia in materia di appalti pubblici, siano nelle condizioni di sviluppare opzioni operative ad hoc, cioè adattabili, consonanti con le esigenze che di volta in volta si prospetteranno".

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