Cerca
Logo
Cerca
+

Investire sulle soft skills, le chiavi per il mondo del lavoro

Milano, 12 nov. (askanews) - Vengono spesso indicate col nome di soft skills ma il nome, probabilmente, non rende merito al ruolo che queste competenze, rispetto alle cosiddette hard skills, giocano nelle performance scolastiche degli studenti e degli stessi una volta entrati nel mondo del lavoro. Soprattutto in un momento di grande cambiamento, come quello che stiamo vivendo, le non Cognitive Skills - parliamo di la capacità di risolvere problemi o conflitti, di lavorare in gruppo, di gestire lo stress - vanno invece potenziate in ambito scoltastico, ma anche lavorativo e sociale, come è emerso dall'incontro "Non cognitive skill: la 'materia oscura' che muove lo sviluppo", promosso da Fondazione per la Sussidiarietà col contributo di Nestlé Italiana e Accenture Italia. Ne abbiamo parlato con Giorgio Vittadini, Presidente Fondazione per la Sussidiarietà e professore ordinario di Statistica all'Università Bicocca di Milano che ha coordinato una ricerca sul legame tra queste competenze e gli interventi educativi per il loro potenziamento.

"Finora - ci ha detto - si pensava che per conoscere fossero importanti solo le nozioni. Quello che abbiamo dimostrato anche per l'Italia è che sono fondamentali la stabilità emotiva, la capacità di avere relazioni con gli altri, la possibilità di imparare dall'esperieza, l'ottimismo la speranza, l'abbiamo dimostrato e importanti programmi educativi possono migliorare queste qualità. Quello che il premio Nobel Echman aveva dimostrato per l'America, e l'Ocse per il mondo è valido adesso anche per l'Italia".

La ricerca evidenzia come lo sviluppo di competenze non cognitive abbia ricadute immediate sui risultati scolastici, ad esempio: per quanto riguarda la stabilità interiore (coscienziosità e apertura all'esperienza), ogni punto in più corrisponde un aumento di 12 punti sul voto Invalsi, o ancora, guardando alle variabili del capitale sociale, leggere un libro produce un incremento di 3 punti del voto Invalsi. Il nesso dunque è evidente, ma la scuola in questo come si attrezza? A parlarne è stato il viceministro dell'Istruzione, università e ricerca, Anna Ascani, che ha sottolineato l'importanza della didattica per competenze come punto di partenza per il cambiamento nella scuola. "La cosa da tenere presente è che la distinzione tra competenze cognitive e non cognitive è qualcosa che non è attuale, le competenze sono competene di cittadinanza. Partire a rovescio stavolta dalla formazione obbligatoria e strutturale dei docenti ci può aiutare moltissimo a far spazio alle competenze come un unicum".

Le competenze non cognitive, se opportunamente potenziate da programmi scolastici mirati, diventano una importante chiave di accesso per i giovani al mondo del lavoro soprattutto da in questa fase in cui il lavoro sta assumento forme e modalità nuove. Marco Travaglia, presidente e amministratore delegato di Nestlé Italia e Malta

"Le soft skills diventano sempre più importanti in questo frangente perchè lavorando sempre più da remoto - oggi si lavora quasi completamente da remoto ma diciamo che in futuro si lavorerà un po' da remoto e un po' in ufficio - quello che l'ufficio trasmetterà sarà molto basato sulle soft skills perchè le attività che is faranno saranno sempre pù orientate al lavoro di gruppo dove elementicome la capacità di comunicare, l'analisi critica, la capacità di affrontare il cambiamento diventeranno sempre più importanti".

Nestlè nel 2014 ha lanciato Alliance4YOUth, un progetto che riunisce aziende e multinazionali, fra cui anche Accenture, volto a sostenere i giovani nella fase di ingresso nel mondo del lavoro. Fabio Benasso, presidente e amministratore delegato di Accenture Italia: "Concetti quali la collaborazione, la coprogettazione, richiedono al di là di competenze di mestiere un collante che nelle aziende è l'umano, tra aziende la componente umana facilita. Lo sviluppo di queste attitudini, l'ascolto, la capacità di problem solving, la confidenza osno elementi centrali perchè consentono alle aziende di essere più resilienti, più agili e di adattarsi anche a scenari che evolvono con una rapidità mai vista".

Considerato che nei prossimi 5 anni, circa un terzo delle competenze richieste dal mondo del lavoro sarà legato ad abilità oggi ritenute marginali investire in queste competenze diventa strategico per lo sviluppo futuro del Paese.

Dai blog