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Perché le chiese sì e i teatri no? Prosegue la protesta a Parigi

Parigi, 21 dic. (askanews) - Dalla "cultura" al "culto", come recita uno striscione componibile. Per protestare contro la proroga delle chiusure dei luoghi culturali decisa dal governo francese, a Parigi diverse decine di rappresentanti del mondo della cultura e dello spettacolo si sono radunati davanti al Consiglio di Stato, chiamato a esaminare un "référé liberté", ovvero un consulto sul diritto fondamentale della libertà, depositato dai sindacati di settore.

"Siamo qui per farci sentire - ha spiegato Denis Gravouil, segretario generale della Cgt Spettacoli - perché consideriamo la non riapertura dei luoghi di spettacolo, delle sale cinema, uno scandalo in termini di equità in rapporto ad altri luoghi. Come ricordano i nostri compagni con lo striscione 'cultuel' 'culturel', quale è la differenza tra fare un concerto in una chiesa e una messa? Non parlo della destinazione, ma in termini di accoglienza del pubblico, non c'è alcuna distinzione".

"Ciò che è certo è che il governo non ha sacrificato i negozi durante il Natale, quando vediamo i centri commerciali pieni e le sale spettacolo vuote, diciamo che ci sono due pesi e due misure e ciò è particolarmente scandaloso".

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