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Per il PNRR coinvolgere le imprese e il capitale umano

Roma, 25 feb. (askanews) - Coinvolgere di più le imprese italiane, anche attraverso la sinergia pubblico-privato, per sfruttare al meglio le risorse europee del PNRR, il Piano di Ripresa e Resilienza. E' uno dei messaggi che emergono dalla tavola rotonda che a Roma ha esaminato il rapporto Next Generation Italia - EXECUTION, realizzato dal Centro Economia Digitale, in collaborazione con Luiss Business School e Enel, Eni, I Capital, Leonardo, Open Fiber, TIM e Tinexta.

Il 2022 è un anno cruciale per gli indirizzi di policy, ha ricordato Rosario Cerra, Fondatore e Presidente del Centro Economia Digitale - CED. Bisogna agire in fretta in un contesto in cambiamento: "Le spinte inflazionistiche rischiano di minare il potenziale dei fondi, e ogni ritardo o errore potremmo pagarlo a caro prezzo".

Tante le sfide, ricorda Cerra. L'Italia è al penultimo posto in Europa per tasso di occupazione. Inoltre, secondo i dati OCSE, dal 2000 al 2019, ha registrato un incremento complessivo del prodotto per ora lavorata pari all'1,7%, contro una media europea del 23,1%. "Di fronte a questa sfida sarà fondamentale concentrare gli sforzi organizzativi di tutti facendo leva su alcuni punti di snodo: il rapporto con il mondo economico, il rapporto della PA centrale con gli enti locali, il rapporto con l'Europa".

Essenziali sono le infrastrutture e la formazione del capitale umano, ricorda Paolo Boccardelli, direttore Luiss Business School, in un mondo che già da anni ha visto il vortice della transizione digitale travolgere tutti i settori; i piani già erano pronti, ora si tratta di continuare ad aggiornarli: "Senza infrastrutture questo paese non può entrare nell'era dell'intelligenza artificiale. Le infrastrutture non sono un nice to have, sono un must to have, e attenzione, non è un tema una tantum, l'investimento sarà sempre importante, ora e in futuro."

"Il capitale umano, è la vera emergenza del paese. Il vero piano Marshall va fatto sul capitale umano. Il famoso indice Desi ci ha premiato quest'anno dal 25mo posto su 27 siamo saliti al 20mo, soprattutto per le infrastrutture e in parte per i servizi, ma siamo comunque al quart'ultimo posto sulle competenze digitali, e precediamo la Polonia di un punto e Romania e Bulgaria che sono molto indietro" ha aggiunto Boccardelli. "Quindi è un problema molto serio, una vera emergenza del paese, anche perché la trasformazione digitale che sta avvenendo, ha bisogno di persone consapevoli e competenti, sia come cittadini che come lavoratori. Altrimenti avremo o un fattore inerziale, che è un ostacolo al cambiamento, che è un problema per le imprese e le istituzioni, oppure una grande emergenza sociale, o tutt'e due. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza dice qualcosa su formazione e ricerca: ci sono molte iniziative in Italia sulla formazione istituzionale e non, ma non è abbastanza: occorre accelerare in maniera profonda sulla formazione delle competenze digitali".

La tavola rotonda ha visto il confronto di alti dirigenti delle imprese che hanno sostenuto il rapporto, ma anche di Federico D'Incà, Ministro per i Rapporti con il Parlamento, che ha sottolineato come il governo lavori in stretta sinergia con le Camere; di Anna Ascani, Sottosegretaria di Stato del Ministero dello Sviluppo Economico, con la promessa che il governo svolgerà un'adeguata opera di monitoraggio e impulso degli interventi.

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