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Obesità va considerata malattia cronica, 25 mln italiani a rischio

Roma, 9 ott. (askanews) - Si calcola che nel mondo le persone obese o in sovrappeso siano un miliardo, con proiezioni allarmanti per il prossimo futuro. In Italia questa condizione riguarda 25 milioni di persone e ogni anno si contano circa 57mila decessi per complicanze legate all'obesità tra cui soprattutto malattie cardiovascolari e diabete di tipo 2, ma non solo. L'obesità va considerata una malattia cronica e va inclusa nei Livelli essenziali di assistenza. Questo il messaggio lanciato durante il convegno "Rischio cardiovascolare. Lotta all'obesità" organizzato a Roma da Motore Sanità, occasione di confronto tra esperti, stakeholder e rappresentanti delle istituzioni.

"L'obesità è diventata un problema sociale, - dichiara ad askanews Sebastiano Marra, Primario emerito della Città della Salute - un problema psicoattitudinale, un problema di malattie multisfaccettate, di mortalità cardiovascolare più che raddoppiata purtroppo in tutte le nazioni, non solo occidentali ma anche purtroppo nel terzo mondo, dove è quasi scomparsa la cosiddetta malattia del sottopeso e anche lì abbiamo il sovrappeso. Credo che questo catastrofico andamento nella nostra società adesso che abbiamo dei farmaci che possano farla correggere debba avere dei provvedimenti di tipo politico, economico e assistenzialistico per modificare la progressione infausta in cui stiamo andando".

A preoccupare è anche l'aumento dell'obesità infantile e adolescenziale e quindi del rischio di sviluppare malattie correlate in età adulta.

"L'obesità determina maggiore incidenza di eventi cardiovascolari ischemici, scompenso cardiaco, ma anche di disturbi aritmici come la fibrillazione atriale, addirittura c'è una correlazione con le malattie valvolari per esempio con la stenosi aortica. Dunque - dichiara ad askanews Pasquale Perrone Filardi, presidente della Società Italiana di Cardiologia (SIC) - curare l'obesità significa oggi lo sappiamo con certezza ridurre il rischio cardiovascolare. Viviamo più a lungo e viviamo senza eventi cardiovascolari maggiori se riduciamo il peso. Chiaramente lo stile di vita è fondamentale, dobbiamo insegnarlo anche tra i giovani perché c'è un aumento dell'obesità e del sovrappeso infantile. In Italia le stime europee ci dicono che c'è 1 obeso su 5 persone adulte senza contare il sovrappeso che già comincia a essere un fattore di rischio anch'esso cardiovascolare".

Se è vero, come emerso durante il convegno, che oggi esistono terapie valide per contrastare l'obesità, la prevenzione resta uno step essenziale.

"L'obesità con il rischio cardiovascolare costituisce un rischio sicuramente per i singoli cittadini che possono diventare pazienti - dichiara ad askanews il presidente Fiaso Giovanni Migliore - ma soprattutto, dal nostro punto di vista, può costituire un problema sociale perché i danni legati agli effetti dovuti agli accidenti cardiovascolari poi evidentemente si riflettono su quello che è il nostro Servizio sanitario nazionale su quella che è la collettività e sono danni quindi alla società. Dobbiamo intervenire prima, dobbiamo far sì che i nostri ragazzi facciano sport e si occupino della propria salute ma soprattutto sui giovani adulti è necessario aumentare la loro consapevolezza della responsabilità sociale".

Su questo tema Motore Sanità organizzerà una Road Map che toccherà Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Campania, Puglia e Sicilia per il fare il punto della situazione e individuare azioni concrete.

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