Belem (Brasile), 14 nov. (askanews) - Continua la protesta pacifica degli indigeni alla COP30 di Belem, la conferenza delle Nazioni Unite sul clima in Brasile.
Dopo aver bloccato l'ingresso principale, costringendo i partecipanti al vertice a passare da un'altra parte, un gruppo di manifestanti in abiti tradizionali è entrato all'interno dell'edificio e con maracas, balli e canti, ha fatto un appello affinché il mondo presti attenzione alla situazione in Amazzonia.
Appartenenti alla comunità Munduruku, gli indigeni contestano tra le altre cose progetti infrastrutturali, come la costruzione di una ferrovia lunga quasi 1.000 chilometri che attraverserà il Brasile da Ovest a Est, distruggendo le loro terre in Amazzonia. "Lottare per i nostri territori significa lottare per la nostra vita", hanno scritto sui cartelli durante la protesta, chiedendo un incontro con Lula. "Vogliamo essere ascoltati, vogliamo anche partecipare ai negoziati", hanno aggiunto.
I manifestanti hanno chiesto un rapido incontro con il presidente brasiliano che si è autoproclamato alleato della causa indigena e ha promosso il riconoscimento dei gruppi tribali. Ma molti lamentano la lentezza nella demarcazione delle terre indigene e contestano l'esplorazione petrolifera avviata in ottobre vicino alla foce del Rio delle Amazzoni.